L'ex vice ministro Mario Baldassarri: «L’Alta velocità su nuovi binari e metropolitana lungo la costa»

L'ex vice ministro Mario Baldassarri: «L’Alta velocità su nuovi binari e metropolitana lungo la costa»
L'ex vice ministro Mario Baldassarri: «L’Alta velocità su nuovi binari e metropolitana lungo la costa»
di Martina Marinangeli
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Venerdì 18 Novembre 2022, 03:00

Mario Baldassarri, ex vice ministro dell’Economia e delle Finanze ed attuale presidente dell’Istao.

Dal palco dell’assemblea dei soci di Confindustria Ancona, i governatori di Marche ed Emilia Romagna Acquaroli e Bonaccini hanno espresso una comunione d’intenti sulla realizzazione di una seconda coppia di binari in arretramento lungo la linea Adriatica per l’alta velocità, trasformando l’attuale ferrovia in metropolitana di superficie. È d’accordo?
«Ben venga che si parli di questo progetto. Bisogna guardare la cartina geografica dell’Italia con un orizzonte da XXI secolo. Ora il quadro delle grandi direttrici europee è zoppo perché c’è la via Tirrenica ma manca quella Adriatica. Vogliamo aspettare il XXII secolo per farla»?

 
Lei è stato il padre dell’unica grande infrastruttura (quasi) completata nelle Marche: la Quadrilatero. Secondo la sua esperienza, un’opera come questa lungo l’Adriatica è fattibile? O è destinata a restare nel libro dei sogni?
«Non solo è fattibile, va realizzata entro il 2030. Tra l’altro, questa visione corrisponde a quella dell’Unione europea: la via Adriatica in Europa si chiama Corridoio n. 9. C’è già un disegno strategico europeo, dunque». 
Cosa manca perché si realizzi?
«Bisogna che le cinque regioni coinvolte (Emilia Romagna, Marche, Abruzzo, Molise e Puglia) spingano per ottenere l’Alta velocità Bologna-Bari sia per le merci che per i passeggeri. Questa Av arretrata consente poi di trasformare l’attuale ferrovia lungo la costa in una metropolitana di superficie naturale. Ovviamente con un materiale rotabile che è quello dei moderni trenini: come quelli delle metropolitane di Roma e Milano, per capirci».
Finora lungo l’Adriatica si è ragionato per bypass, a partire da quello di Pesaro: cosa pensa di questo approccio come alternativa?
«L’alternativa per cui ogni Comune si fa il proprio bypass produrrebbe una ferrovia “a onde” che costerebbe il doppio rispetto alla realizzazione di una nuova linea per l’Alta velocità». 
Quanto costerebbe costruire i nuovi binari in arretramento per l’Alta velocità?
«I tecnici mi dicono tra i 15 ed i 20 miliardi. Costruire ex novo costa molto meno rispetto a modificare il vecchio tracciato. Solo il bypass di Pesaro costa 1,9 miliardi, cifra che andrebbe poi moltiplicata per i 12 bypass che servirebbero solo nelle Marche». 
Quello dei bypass era il piano sposato dall’ex ministro alle Infrastrutture Giovannini.
«Conosco Giovannini da tanti anni e ci ho parlato più volte, da amico e da marchigiano: gli detto che era assolutamente necessario realizzare l’Av Bologna-Bari. Siamo rimasti amici, ma non sono riuscito a convincerlo». 
Adesso ci sono un nuovo governo ed un nuovo ministro al Mit: cosa dovrebbero fare le Regioni per farsi ascoltare e portare a casa il progetto?
«Dovrebbero fare massa critica e, nell’ambito della Conferenza Stato-Regioni, avanzare un documento congiunto di proposta secca al governo nazionale affinché inserisca l’Av Bologna-Bari in arretramento tra i progetti prioritari. Contestualmente, devono chiedere a Ferrovie dello Stato come trasformare la vecchia linea in metropolitana».
Come funzionerebbe?
«La metropolitana va organizzata a tratte. Ci sarebbe una metropolitana Bologna-Rimini, una Rimini-Ancona, e così via. C’è un vecchio progetto di Ferrovie sulle linee minori - e se si realizza l’Av Bologna-Bari in arretramento, l’attuale ferrovia Adriatica diventerebbe una linea minore - che prevedeva società miste FS-Regioni per la gestione delle metropolitane di superficie. È un progetto di 15 anni fa, va solo aggiornato».
Un treno che non possiamo perdere, sembra proprio il caso di dire.
«Se perdiamo questa occasione, condanniamo l’intera via Adriatica al sottosviluppo. Anziché andare avanti, torneremmo indietro di 40 anni. E c’è un’altra cosa che non va trascurata».
Ovvero?
«La questione ambientale: ridurremmo del 30-40% del traffico auto, trasferendolo sul ferro». 
 

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