Democrat, primato con disfatta. Gostoli: «I conti dopo i sindaci». Mancinelli: «Lontani dalla gente, troppe mancanze»

Democrat, primato con disfatta. Gostoli: «I conti dopo i sindaci». Mancinelli: «Lontani dalla gente, troppe mancanze»
di Martina Marinangeli
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Martedì 22 Settembre 2020, 03:35 - Ultimo aggiornamento: 11:08
ANCONA Il crepuscolo degli dei. Dopo 25 anni, il centrosinistra perde la leadership delle Marche, in un risultato elettorale spartiacque per la regione. Complici le diatribe interne che hanno indebolito il Pd, partito traino della coalizione, il timone di palazzo Raffaello passa nelle mani di Francesco Acquaroli, ed in casa Dem inizia la delicata fase dei bilanci. Il fatto che si sia confermato primo partito regionale (vicino al 25%) non basta a rendere più digeribile una debacle che vede solo le Marche cambiare colore tra le quattro al voto guidate dal centrosinistra. Quando lo scorso giugno, il gruppo ratificò la candidatura di Maurizio Mangialardi, l’ormai ex assessore Angelo Sciapichetti lo disse senza mezzi termini: «se perdiamo, qualcuno dovrà assumersi la responsabilità della sconfitta. Ne riparleremo il giorno del voto».



 
La poltrona traballante
Ed ora quel giorno è arrivato. Alla prima proiezione, che dava una forbice di 15 punti tra il primo ed il secondo, Sciapichetti ha commentato: «se le proporzioni sono queste, la responsabilità è collettiva, non singola». Ed a scrutini avanzati, la posizione resta la stessa: «ci saranno occasioni opportune per l’analisi del voto». In caso di sconfitta pesante, come quella che è stata, la poltrona del segretario regionale Giovanni Gostoli veniva data per traballante, ma nel giorno della verità, il partito si ricopre unito e fa quadrato. «L’assetto del Pd in questo momento non è assolutamente un argomento», taglia corto Sciapichetti, ed il vicepresidente Dem Fabiano Alessandrini fa eco: «non vedo motivi per far cadere Gostoli. Ha tenuto il Pd unito e creato una coalizione il più ampia possibile». 

L’assunzione di responsabilità
È però il diretto interessato ad annunciare l’apertura «di una riflessione, com’è giusto fare. Sono segretario da 20 mesi e c’è qualcuno che forse dice che questo percorso nuovo doveva avvenire prima per dare una mano anche a questa tornata elettorale. Certo è che sono stato abituato a fare politica non dando la colpa agli altri ma assumendomi tutta la responsabilità. Quello che chiedo al Pd – l’appello alle sue truppe – è di aspettare di vedere se avremo o meno i ballottaggi perché se ci fossero in città molto importanti per il buongoverno del centrosinistra, credo il maggior sforzo vada fatto per vincere quei Comuni. Rimane la grande amarezza di non essere riusciti a trasmettere al meglio il messaggio di un progetto nuovo che incarnava Mangialardi». Sulla riflessione che si dovrà fare, intanto, entra a gamba tesa la sindaca di Ancona Valeria Mancinelli, che dal suo profilo social imputa il deludente risultato alla mancanza, nelle Marche, di «un governo regionale percepito come efficiente e vicino alle persone, un radicamento politico e sociale nel territorio, ed un candidato presidente dalla personalità forte e riconosciuta». 

Il sindaco di Pesaro
Sempre a Facebook affida il suo pensiero – molto più diplomatico – il collega di Pesaro Matteo Ricci, tra i leader della minoranza Dem che avrebbe voluto vedere lei candidata per il dopo Cerisicoli: «Un grazie a Mangialardi per il grande sforzo generoso, ha recuperato tanto ma non è stato sufficiente. Purtroppo ha prevalso la voglia di cambiare e deleteria è stata la corsa solitaria dei 5stelle». Alessandrini guarda invece al bicchiere mezzo pieno: «comunque siamo rimasti il primo partito, che niente non è. Ora non è il momento di imputare colpe. Il dato chiaro è che nelle Marche, a differenza delle altre regioni che sono rimaste al centrosinistra, il voto è stato nazionale e lo dimostra il fatto che Acquaroli abbia preso meno delle liste. La conferenza stampa sulla vittoria l’ha fatta la Meloni, che altro devo aggiungere»? Le ragioni della sconfitta Alessandrini le cerca negli «ultimi cinque anni tormentati da emergenze e contingenze sfavorevoli. Noi siamo stati sfortunati, mentre il centrodestra è fortunato, perché si vedrà arrivare gli 8 miliardi del Recovery Fund, forse il Mes e Legnini come commissario straordinario che sulla ricostruzione sta lavorando bene. Spero sappiano capitalizzare questa fortuna: in ogni caso, noi dall’opposizione faremo la nostra parte».

Spazio all’ironica
E nella giornata nera del centrosinistra, trova uno spazio per l’ironia: «una delle poche certezze in questo mondo è che il Pd c’è, non scompare per una sconfitta». Tra i Dem c’è invece chi impunta la debacle al non aver ricandidato il governatore uscente Luca Ceriscioli, forte della spinta di una buona gestione dell’emergenza Covid e della popolarità che ne è conseguita. In tempi non sospetti, l’ex assessore Fabrizio Cesetti aveva spinto per la riconferma, proponendo per Mangialardi un assessorato: «quello che dovevo dichiarare, l’ho dichiarato prima delle elezioni. Purtroppo, il giudizio inappellabile del popolo sovrano devo constatare che mi ha dato ragione», la dichiarazione telegrafica.

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