ANCONA - Una giornata di ordinaria follia. Con una sceneggiatura da far impallidire il giornalino di Gian Burrasca. La cornice è molto tecnica: l’elezione dei presidenti e vice nelle commissioni permanenti del Consiglio regionale dopo il rinnovo di metà mandato. Ma siccome Palazzo Leopardi regala colpi di scena che neanche la miglior Agata Christie sarebbe riuscita a partorire, pure da questo passaggio all’apparenza agevole si arriva ad un caso politico.
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L’incipit
Ieri mattina, a Palazzo delle Marche, i consiglieri regionali si sono riuniti per la votazione di cui sopra.
Gli accordi
Tra martedì sera e ieri mattina, una serie di messaggi tra Acquaroli, Latini e il capogruppo dem Maurizio Mangialardi aveva cristallizzato la situazione secondo gli accordi presi. Tutto era stabilito: la capogruppo M5S Marta Ruggeri avrebbe mantenuto la vicepresidenza della I commissione, il dem Antonio Mastrovincenzo della II, la vicepresidenza della III sarebbe passata da Luca Santarelli (Rinasci Marche, ormai di fatto organico alla maggioranza) a Fabrizio Cesetti (Pd) e la IV da Simona Lupini (Gruppo Misto) a Romano Carancini (Pd). Le votazioni iniziano dall’ultima e tutto fila liscio: Baiocchi eletto presidente, Carancini vice. Poi scoppia l’inferno e chi era presente parla di fuochi d’artificio e urla sguaiate per i corridoi di Palazzo delle Marche. Al momento di scegliere la vicepresidenza della III, infatti, Cesetti e Santarelli ottengono due voti a testa e, essendo il secondo più giovane, da regolamento scatta e risulta eletto.
Il colpo di scena
Apriti cielo: parte la caccia al franco tiratore. Si scopre poi che, oltre al proprio voto, Santarelli ha incassato anche quello di Giacomo Rossi (Civici); cosa che ha spiazzato i colleghi di maggioranza. Si crea l’impasse: in un primo momento Rossi nega il suo coinvolgimento, poi parla di una telefonata del commissario di FI Francesco Battistoni che gli avrebbe detto di votare per Santarelli (che nel frattempo ha creato una federazione proprio con gli azzurri e per le elezioni del sindaco di Ancona ha fatto una lista in appoggio al candidato di centrodestra Daniele Silvetti). «È mancata una coordinazione tra i partiti nazionali», abbozza una giustificazione Rossi. Ma nel frattempo è il caos: Acquaroli, infuriato, inizia a mandare messaggi ai suoi parlando di «fatto molto grave» e manda il suo Capo di Gabinetto Fabio Pistarelli a Palazzo delle Marche per serrare i ranghi.
Latini dice che rassegnerà le dimissioni se Santarelli non fa un passo indietro. Momenti di delirio: passano le ore e si decide di andare verso una seconda votazione, salvo poi scoprire che Santarelli se ne è andato, dandosi malato. Morale della favola: per il momento resta vicepresidente, ma è stata preparata una mozione di sfiducia contro di lui nel caso non si dimettesse. La resa dei conti ci sarà lunedì, quando è stato calendarizzato il voto per eleggere presidenti e vice delle altre 2 commissioni. Caso vuole che proprio lunedì saranno ad Ancona Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Antonio Tajani per sostenere la candidatura di Silvetti: rimettere insieme i cocci prima che arrivino i grandi capi è l’imperativo numero uno. Gian Burrasca docet.
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