L'avvocato Magistrelli: «Così funziona meglio la giustizia, basta con i processi senza senso»

L'avvocato Magistrelli: «Così funziona meglio la giustizia, basta con i processi senza senso»
L'avvocato Magistrelli: «Così funziona meglio la giustizia, basta con i processi senza senso»
di Martina Marinangeli
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Sabato 17 Giugno 2023, 04:30 - Ultimo aggiornamento: 12:22

Marina Magistrelli, avvocato del foro di Ancona: nella sua carriera le è capitato in più di un’occasione di difendere amministratori da accuse di abuso d’ufficio. Cosa ne pensa della decisione del ministro Nordio di cancellarlo?
«Credo sia una decisione giusta: significa far funzionare meglio il sistema giustizia e così non si creano inutili problemi a chi amministra onestamente le nostre città. Molti amministratori che hanno operato in modo trasparente, poi si sono trovati nel corso degli anni a rispondere di cose senza senso».


Chi critica l’abolizione dell’abuso d’ufficio contesta che, in questo modo, si rischia di lasciare carta bianca agli amministratori, anche a quelli che poi non operano in maniera trasparente: è così?
«No perché resta tutta una serie di reati per i quali verrebbero puniti. Faccio degli esempi: peculato, concussione, corruzione, induzione alla corruzione, induzione indebita a dare o promettere utilità, solo per dirne alcuni. La legge penale c’è per punire gli amministratori delinquenti».
E perché l’abuso d’ufficio non doveva più rientrare in quell’elenco secondo lei? Quali erano i contro?
«Il reato di abuso d’ufficio scoraggiava le persone a ricoprire il ruolo di sindaco. Molti di quelli che ho difeso mi hanno detto: per 900 euro al mese, non vale la pena prendersi tutte quelle responsabilità. Prima di avere un atto firmato in un Comune, adesso passano non settimane, ma mesi perché nessuno vuole più apporre la firma per paura. Così la giustizia diventa una cosa negativa. Invece bisogna essere molto netti: le pene devono essere determinate, ma per fatti reali. Inoltre, c’è da tenere conto dei dati reali».
Ovvero?
«Stando a quanto riporta il Ministero della Giustizia, ci sono 5418 fascicoli aperti, ma appena 9 condanne, 35 patteggiamenti e 138 prescrizioni. I dati dimostrano con evidenza che spesso questi processi si sono dissolti in un niente».
Sarebbe stato meglio riformare la norma, allargando magari le maglie, o a suo avviso è giusto averlo abolito?
«Negli anni sono state fatte diverse riforme, ma il problema è la fase iniziale dei processi. E cioè quando la Procura indaga, quali tipi di prove deve assumere per mettere sotto processo una persona. In questo senso, sono contenta che ci sia proprio un procuratore a fare il ministro: vuol dire che anche lui ha visto dall’interno che c’erano grossissime lacune. L’eliminazione di questa norma l’hanno chiesta tutti i sindaci, a prescindere dal colore politico. E vorrei aggiungere una cosa».
Prego.
«Dal punto di vista umano, finire sotto processo, con i giornali che riportano delle indagini, comporta una grande sofferenza per chi viene imputato pur non avendo commesso il reato».

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