Le Marche del 2027, Pil in crescita sotto la media Italia e disoccupazione stabile

Il Centro studi economia reale disegna uno scenario con famiglie leggermente impoverite

Le Marche del 2027, Pil in crescita lenta e sotto la media Italia
Le Marche del 2027, Pil in crescita lenta e sotto la media Italia
di Lorenzo Sconocchini
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Venerdì 16 Giugno 2023, 02:10 - Ultimo aggiornamento: 13:05

ANCONA Di qui al 2027 avremo perso rispetto all’era pre Covid abbastanza residenti (33mila) da svuotare una città come Fabriano, la popolazione in età da lavoro sarà ridotta di 37mila unità, avremo 9mila occupati in più ma anche - per una maggiore spinta a cercare un lavoro - 1.800 disoccupati in più. Il Pil della Regione Marche sarà cresciuto dell’1% nel triennio 2023-‘25, ma poi la crescita nei due anni successivi rallenterà, con un +0,4% e 0,3%, con un peso delle nostra regione sul Prodotto interno lordo nazionale, pressoché invariato tra il 2019 e il 2027, al 2,36%. E il Pil pro capite dei marchigiani, pur salendo da 27.100 a 28.800 euro, resterà inferiore alla media italiana, con un divario destinato ad accentuarsi, dai 1.900 euro del 2019 a 2.100 del ‘27. E per i redditi delle famiglie si annuncia un lievissimo impoverimento complessivo e una leggera accentuazione dell’iniquità sociale.

 


Il futuro prossimo


Ecco descritta la nostra regione del futuro prossimo, come esce dal Rapporto Marche del Centro studi economia reale, presentato ieri durante il workshop “Previsioni economiche 2023-26: mondo, Europa, Italia, Marche” organizzato dall’Istao e dalla Politecnica delle Marche nella Facoltà di economia ad Ancona. Le previsioni economiche per la Regione Marche sono state elaborate utilizzando il modello Oxford Economics, che sviluppa modelli territoriali basati su una serie di parametri, cogliendo sfumature anche tra provincia e provincia, e cerca di misurare anche gli effetti di alternative di politica economica. 
Nel rapporto, illustrato dal presidente dell’Istituto “Adriano Olivetti”, l’economista Mario Baldassarri, dopo un quadro sull’andamento demografico (che conferma il progressivo invecchiamento della popolazione) si analizzano le previsioni sulla crescita del Pil regionale, che dopo aver recuperato nel 2022 il buco del Covid, si profila in lenta ripresa nel 2023-2027 ma alla fine del periodo resta comunque dietro la media nazionale.


In transizione


«Non a caso - si fa notare nella relazione - le Marche sono state inserite tra le regioni in transizione e per questo riceve fondi maggiori dal bilancio ordinario dell’Unione Europea».

La crescita del Pil è prevista con un andamento differenziato per province: le locomotive sono Ancona e Pesaro Urbino, con una crescita attesa dell’1,3% nel ‘24, superiore alla media regionale (1,2), seguite da Macerata e Fermo (1.1%) e Ascoli (0,9%), graduatoria destinata a riproporsi negli anni di minore crescita. 


Occupati e no


Gli occupati sono previsti in salita dai 680mila del ‘22 a oltre 689mila nel ‘27, mentre i disoccupati saliranno da 40mila a 41.800 nonostante l’aumento dell’occupazione. «Il tasso di disoccupazione - si legge nel rapporto - da decenni risulta nelle Marche strutturalmente inferiore alla media italiana. Negli anni di previsione appare attestarsi attorno al 6% contro una media Italia dell’8%». In sintesi, il Rapporto Marche tratteggia una regione che «vede ridursi la popolazione e la forza lavoro ma mantiene nei prossimi anni un significativo livello di reddito pro-capite, anche se inferiore alla media nazionale e in fase di lento allontanamento».


Giovani all’estero


Se la disoccupazione rimane stabile è «anche in conseguenza dei tanti giovani che escono del mercato del lavoro regionale e cercano opportunità fuori regione e magari anche all’estero». L’industria manifatturiera, secondo le previsioni, continuerà a essere il settore di maggiore peso nell’economia della regione (confermandosi al 24% del valore aggiunto) seguita dai settori del commercio, dei servizi di alloggio e ristorazione che erano al 15,7% nel 2019 e scenderebbero al 15,3%. Lo studio ricorda che in questi anni il territorio delle Marche è stato colpito da violenti terremoti ed inondazioni con gravissimi danni materiali e sociali. «Sul fronte dell’economica invece appare un fenomeno di lento bradisismo che fa perdere qualche punto all’anno alla regione nel confronto con il resto del paese - si osserva nel rapporto esposto dal professor Mario Baldassarri -. Come noto però il bradisismo non viene percepito pienamente nel breve periodo perché il terreno economico si abbassa di pochi centimetri l’anno». Si cita il famoso esempio della rana, messa in una pentola con acqua fredda e a fuoco lento, che quando si accorge del pericolo della temperatura in aumento non riesce più a scappare perché è pressoché bollita. «Ci sono tutte le condizioni perché le Marche escano dalla pentola - è la conclusione -, ma devono accorgersi subito quando il bradisismo continua ed il calore dell’acqua sale».
 

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