Unioncamere
«L’export marchigiano di inizio anno vale 8.006 milioni di euro - commenta in conferenza stampa il presidente di Camera Marche Gino Sabatini dalla sede romana di Unioncamere - e vanta un segno più anche al netto del comparto degli articoli farmaceutici-chimico-botanici. Indice - incalza - che, quando ci sono gli stimoli giusti, abbiamo un sistema produttivo vivo, vigile e reattivo». Lo dimostra il + 22,1% del settore tessile e abbigliamento pelli e accessori (687,1 mln euro); il + 18,1% per i macchinari (654,6 mln) e il + 12,3% per il manifatturiero (227,6 mln). Ma anche il + 20,3% delle calzature, il + 31,3 % delle macchine per l’agricoltura e la silvicoltura od ancora il + 26,6% dell’abbigliamento. Senza dimenticare il + 24,8% delle macchine utensili e il +13,5% dei mobili. Altro parametro incoraggiante, salvo Pesaro Urbino (-1,1%), tutte le altre province hanno un segno positivo. Al top Ascoli Piceno, con oltre 4 volte il valore del primo trimestre 2022, poi Fermo (+19,8%), Macerata (+12,7%) e Ancona (+1,7%).
Le Pmi non aumentano
Un trend che non si accompagna ad un aumento delle Pmi operative all’estero. «Stimiamo - osserva Andrea Prete, il Presidente del sistema nazionale camerale - che ci siano almeno 45mila che esportano saltuariamente e, aiutate, potrebbero farlo con continuità». Il ruolo del sistema camerale che parla italiano in tutte le lingue in grado di tracciare un percorso virtuoso e personalizzato.
Servizi qualificati
Motivo per cui Camera Marche per stimolare la domanda di servizi qualificati a sostegno dell’export, e facilitare il contatto con la rete delle Ccie stanzia 300 mila euro per le imprese del territorio che, tramite contratti di servizio attivati con le Camere di Commercio Italiane all’estero, intendano avviare o rendere più stabile la presenza sui mercati internazionali. Perché muoversi all’estero impone avere gli strumenti giusti per cogliere trend e prospettive. Di fatto, a margine della conferenza, il presidente di Confindustria Marche Roberto Cardinali ha fatto notare che «il risultato del comparto farmaceutico non può nascondere andamenti differenziati tra i principali settori di specializzazione della regione ed un rallentamento per alcuni». Come i mezzi di trasporto (-43,9%), del coke e dei prodotti petroliferi raffinati (-39,2%), delle navi e imbarcazioni (-72,2%), dei metalli di base preziosi e non ferrosi e combustibili nucleari (- 21,6%), dei prodotti derivanti dalla raffinazione del petrolio (-39,2%). «Motivo per cui dobbiamo continuare a lavorare per supportare la vivacità e la crescita dell’intero sistema produttivo regionale affiancando le imprese e aiutandole a mantenere e accrescere la presenza sui mercati internazionali».
Mercati che vanno letti con efficacia. «Quest’anno, alla base della previsione di aumento del Pil italiano sono i servizi e non il manifatturiere - incalza Domenico Mauriello, il segretario di Assocamerestero - il che dovrebbe portare i fornitori italiani ad essere attenti all’interconnessione con partner in recessione come la Germania (-38,9% dei flussi) o in crescita contenuta come la Francia (+ 11,6%) ed evidenzia ancora di più quanto sia importante per le aziende italiane di avere un proprio marchio, andare su altri mercati, essere ancora più internazionalizzate».
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