Pd, Mancinelli sconfessa Ricci: «Il partito dei sindaci? Non esiste. Guadagna voti chi governa bene»

Pd, Mancinelli sconfessa Ricci: «Il partito dei sindaci? Non esiste. Guadagna voti chi governa bene»
Pd, Mancinelli sconfessa Ricci: «Il partito dei sindaci? Non esiste. Guadagna voti chi governa bene»
di Maria Cristina Benedetti
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Giovedì 29 Settembre 2022, 04:40 - Ultimo aggiornamento: 30 Settembre, 11:59

ANCONA L’enunciato del teorema: i sindaci progressisti e riformisti rappresentano la sinistra di prossimità vincente. Il 70% dei comuni italiani è guidato da loro. La tesi: sono una preziosa energia da mettere a disposizione del Paese. Del Pd che perde pezzi nell’urna. L’assunto viene ribadito dalla fascia tricolore di Pesaro, Matteo Ricci. Insiste sullo stesso punto il collega barese, e presidente nazionale dell’Anci, Antonio Decaro. Che mette fretta ai dem: «Si torni alle preferenze e lo si faccia subito». 


Il ricambio


Il controcanto è affidato a Valeria Mancinelli.

Spariglia il primo cittadino dorico da un decennio: «Al Pd, e al centrosinistra più in generale, serve una discussione vera e seria e ben strutturata su come può il pensiero progressista del terzo millennio dare le risposte alle domande epocali di questo secolo». Per farlo - è la sua convinzione - «innanzitutto è necessario un confronto di idee su piattaforme politiche, su proposte, su visioni di paese, di società, di mondo». Poi - ammette - «è inderogabile un ricambio della classe dirigente, non c’è dubbio». Ed è qui che si dissocia: «Il cosiddetto partito dei sindaci non c’è, non c’è mai stato e mai ci sarà. Ci si confronterà tutti e, nella necessaria nuova selezione, gli amministratori locali saranno sicuramente risorse importanti». Sfronda: «Nel dibattito congressuale ciascuno darà il proprio contributo. Punto». Nulla di più. 


La morale 


Fissa la differenza, Lorenzo Fiordelmondo. «Jesi va in controtendenza: a giugno, quando sono stato eletto, il Pd era al 22,5%, alle politiche di domenica scorso è arrivato al 29%. Ed è aumentata anche l’affluenza al voto». L’opinione, la sua: «Mi piace pensare che i tre mesi di attività amministrativa abbiano potuto contribuire a consolidare le posizioni». Ma guai a confondere i piani: «La politica è una forza necessaria che si esprime attraverso i corpi sociali. Sono importanti sia gli amministratori che la classe dirigente». A ognuno il suo, e tutti per uno. Sposta l’angolazione, Nazareno Franchellucci da Porto Sant’Elpidio. «Preferirei parlare di replicare un modello che s’è dimostrato vincente. Che ha portato territori tradizionalmente di centrodestra a sinistra». Con la forza delle idee e di due mandati, afferma: «Spendere l’esperienza di successo di chi ha una consolidata pratica amministrativa nel partito? Dico un sì, convinto».


Il termometro 


Altrettanto determinato è il compagno di cordata osimano Simone Pugnaloni: «Senza di noi i dem a queste politiche non avrebbero raggiunto neppure il 19%. Siamo il termometro dei territori dei quali Roma s’è dimenticata». Alza la posta: «Noi siamo amministratori, ma possiamo anche essere dirigenti del partito. Con noi le istanze dei cittadini potrebbero convertirsi in proposte di legge». Sulla stessa linea, Daniela Ghergo procede al motto di: «Ripartire dai sindaci». Anche per lei, che ha spostato alle amministrative di giugno il baricentro di Fabriano a centrosinistra, va ripetuto un paradigma. «La rinascita deve scattare da qui, dalla voce del territorio. Dal punto esatto da dove s’è allontanato il partito». Il suo slogan: «Siamo il modello istituzionale più vicino ai cittadini». Replicare, per credere.
 

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