Il Pd Marche agli stracci, l'ira dei battuti: «Tutta colpa di Ricci e Losacco. Classe dirigente da azzerare»

Il Pd Marche agli stracci, l'ira dei battuti: «Tutta colpa di Ricci e Losacco. Classe dirigente da azzerare». Nella foto il commissario del Pd Marche, Alberto Losacco
Il Pd Marche agli stracci, l'ira dei battuti: «Tutta colpa di Ricci e Losacco. Classe dirigente da azzerare». Nella foto il commissario del Pd Marche, Alberto Losacco
di Martina Marinangeli
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Mercoledì 28 Settembre 2022, 03:00 - Ultimo aggiornamento: 17:41

«Il Pd è morto». Un epitaffio per il caro estinto, che non ha retto l’ennesima batosta elettorale. Ed a scrivere il de profundis questa volta non sono detrattori o avversari, ma gli stessi dem, che dalle Marche chiedono un azzeramento totale dell’esistente. Passare oltre per tornare ad essere competitivi dopo aver toccato il fondo. Fin qui, il refrain che i democrat made in Marche intonano a voce sola. Poi, come da tradizione Pd, parte il controcanto del regolamento di conti interno. Il day after della debacle senza appello alle Politiche assume i connotati di una notte dei lunghi coltelli e tra i bersagli su cui si mira ad alzo zero, il nome prediletto è il sindaco di Pesaro Matteo Ricci. Lui che, sulle ceneri del collegio uninominale 4 vinto praticamente a tavolino dal leghista Mirco Carloni, riflette sull’ipotesi di candidarsi alla segreteria nazionale del Pd per il dopo Letta.

 


Le reazioni
«Suggerisco al nostro sindaco Ricci più generosità e modestia nell’analisi di questa sconfitta», twitta l’ex onorevole Camilla Fabbri.

Ed è solo l’inizio del fuoco di fila. «A Pesaro il Pd è stato bastonato ed il collegio è naufragato: farebbe bene a chiedersi il perché», osserva il consigliere regionale Antonio Mastrovincenzo, che pur sconfitto dal fratello d’Italia Benvenuti Gostoli nell’uninominale di Ancona, ha doppiato il competitor nei principali centri della provincia a livello di voti. Ancora più dura la deputata uscente (e non riconfermata) Alessia Morani: «È stato nella segreteria nazionale con Renzi, Martina, Zingaretti e Letta, senza soluzione di continuità: forse qualche responsabilità nel disastro ce l’ha anche lui».

Ma nella caccia ai responsabili dell’ennesima sconfitta elettorale e dello stato di morte apparente in cui langue il Pd marchigiano dallo storico schiaffo in faccia delle Regionali 2020, il nome di Ricci non è l’unico ad essere inserito nella black list. «Il commissario Losacco è arrivato tre mesi prima delle elezioni per candidarsi qui in un posto sicuro: anziché risolvere i problemi del partito, ha risolto i suoi, insomma». Ne ha per tutti Morani, che punta il dito contro la triade Ricci-Mancinelli-Agostini per «aver bloccato i passaggi democratici da fare dopo la sconfitta del 2020» e contro Losacco e Ricci per le candidature alle Politiche. «Perché piazzare Augusto Curti - che non era neanche stato indicato dalla sua federazione - secondo nel listino della Camera, quando c’erano nomi come quelli di Mastrovincenzo e Biancani espressi all’unanimità dalle rispettive federazione? Ora ci ritroviamo con Pesaro ed Ancona senza rappresentanti di centrosinistra in Parlamento. Una cosa di una gravità inaudita».

Losacco (anche) nel mirino di Carancini

Il commissario Losacco finisce anche nel mirino del consigliere regionale Romano Carancini, che chiede «una regola per cui si possano candidare solo persone del territorio. La vicenda di Losacco è emblematica. Nella provincia di Macerata non si è mai visto: ora basta con i catapultati». Nel bagno di sangue generale, si inserisce la consigliera regionale Manuela Bora, che invita «gli adulatori di Letta a tacere». Il riferimento neanche troppo velato è alla capolista alla Camera Irene Manzi, tra i tre dem marchigiani eletti in Parlamento insieme a Losacco e Curti. «Mi ha fatto sorridere sentirla parlare di congresso, Proprio lei che si era prestata a correre per la segreteria solo se la candidatura fosse stata unitaria». E aggiunge: «Dopo la grande batosta del 2020 avremmo dovuto azzerare la classe dirigente, ma non l’abbiamo fatto. Il Pd è morto e non servivano queste Politiche per capirlo. Adesso si deve cancellare tutto e ricostruire con un congresso vero». Lo aveva detto a botta calda anche la sindaca di Ancona Valeria Mancinelli: «Per il Pd è arrivato il momento di cambiare sul serio. Lo abbiamo detto tante volte ma adesso questo cambiamento deve essere forte e immediato».


Il congresso
Di «congresso non più rinviabile» parla anche Nazareno Franchellucci, sindaco di Porto Sant’Elpidio: «Ora abbiamo un’occasione straordinaria perché quando tocchi il fondo puoi solo risalire. Ripartiamo dai sindaci, diretta rappresentanza dei territori». Un assist che vale anche per il collega Ricci al Nazareno, visto di buon occhio dal plenipotenziario del Pd Ascolano Luciano Agostini: «Sarebbe la prima volta per un marchigiano poter ambire ad un ruolo così alto». Nell’analisi generale, constata invece come «il Pd sia arrivato al punto limite e serva un nuovo partito, da costruire da zero» e «con un’alleanza ampia», aggiunge l’ex governatore Luca Ceriscioli, anche lui convinto sostenitore della necessità di un congresso regionale immediato. Prova a gettare acqua sul fuoco, infine, il capogruppo regionale Maurizio Mangialardi: «Non è il momento della caccia all’uomo. Il Pd torni ad essere present e a vivere la società». Fischia un vento di tempesta.

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