Guinza, l’emblema delle incompiute: solo 6 chilometri in 30 anni. Nel 2006 finirono i soldi per la galleria e l’opera venne declassata

Guinza, l’emblema delle incompiute: solo 6 chilometri in 30 anni
Guinza, l’emblema delle incompiute: solo 6 chilometri in 30 anni
di Martina Marinangeli
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Venerdì 23 Giugno 2023, 03:45 - Ultimo aggiornamento: 24 Giugno, 07:50
Era il lontano 1986 quando venne finanziato il primo tratto della Guinza con 35 miliardi delle vecchie lire. Un’era geologica fa. Poi si sono susseguiti brindisi, passerelle di ministri, presidenti di regione, sottosegretari pronti, tutti pronti a inserire la Fano Grosseto tra le priorità nazionali e sciorinare cronoprogrammi poi mai rispettati. Le immagini del 1° novembre 1990 immortalano il brindisi del Ministro Prandini per l’avvio dei lavori, ma in 33 anni le auto passate sotto quella galleria maledetta sono state zero, nonostante la cerimonia in grande stile per licenziare un’opera lunga 6 km. Il cantiere fu sospeso nel 1994, con appena 900 metri di strada aperta dopo 4 anni. Si inizia poi a parlare del terzo lotto dal 2001, ovvero il tratto che dalla Guinza arriva a Mercatello sul Metauro. Tutto appaltato, ma i lavori si sono fermati prima di partire per irregolarità nell’affidamento.  


Gli intoppi


A settembre 2000 il cancello del cantiere della Guinza si riapre. Il tratto viene finanziato. Altro brindisi il 7 aprile del 2003 e, a quel punto, la galleria era interamente aperta e collegava Mercatello a San Giustino. Ma ancora zero auto passate nel traforo. Nel 2006, poi, arriva la doccia fredda: non ci sono fondi statali per fare la Guinza a doppia canna. Si parla di project financing per portarla avanti, ma con un’unica corsia. E tutto si blocca di nuovo, mentre il lato tirrenico procede spedito. Nel 2012, altro giro altra corsa: il progetto Strabag-Astaldi-Cmc per il completamento della Fano-Grosseto viene depositato a Roma. Costo: 3 miliardi, con lo Stato pronto a confermare i termini del project financing:ì. Resta lettera morta e la galleria diventa l’emblema delle incompiute infrastrutturali, piaga di questa regione. E al danno si aggiunge la beffa: lo Stato nel 2013 la declassa da strada di grande percorrenza a strada di scorrimento. Sarà poi Riccardo Nencini, viceministro alle Infrastrutture a rilanciare nel 2014, inserendola nel Def tra le 25 opere prioritarie per il Paese. Ma, anche questa volta, alle buone intenzioni no seguono i fatti. Nel 2018 si propone il senso unico alternato ma la commissione gallerie del Consiglio superiore dei lavori pubblici gela tutti: senza dotazioni di sicurezza non ci sono margini. Ormai le Marche avevano perso ogni speranza. Poi qualcosa è tornato a muoversi: il 26 gennaio 2022 la Regione ottiene dal Consiglio superiore dei lavori pubblici la Regione l’aggiornamento del progetto a 4 corsie, anche per il tratto marchigiano, e il 13 aprile dello stesso anno Il Mit autorizza l’anticipazione delle risorse per la seconda canna e per le 4 corsie fino a Mercatello Ovest. Ora il via libera di Anas al progetto, preludio di un’imminente partenza dei lavori. Ma dati i precedenti, la via di San Tommaso pare quella giusta in questo caso: vedere per credere.
 

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