Erbe aromatiche, i semi dalle Marche all’estremo oriente: per l’alloro si cerca una Dop, con il coriandolo riforniamo Cina e Thailandia

Erbe aromatiche, i semi dalle Marche all’estremo oriente: per l’alloro si cerca una Dop, con il coriandolo riforniamo Cina e Thailandia
Erbe aromatiche, i semi dalle Marche all’estremo oriente: per l’alloro si cerca una Dop, con il coriandolo riforniamo Cina e Thailandia
di Véronique Angeletti
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Giovedì 11 Gennaio 2024, 04:40 - Ultimo aggiornamento: 12:15

ANCONA C’è un settore in orticoltura che vanta una crescita a doppia cifra. Sono le erbe aromatiche. Con una crescita del 13,4%, tra il 2019 e il 2021, assieme alle erbe officinali, rappresentano un mercato grande 235 milioni. Merito di una cucina più salutistica che le consuma fresche in vasetto e le acquista confezionate al reparto verdure. Un interesse che da diversi anni il vivaio Salvan nella valle del Tesino ha messo a sistema dedicando alle “aromatiche” una parte dei suoi 12 ettari di proprietà - tra cui 5 di serre riscaldate - dislocati tra i 2 siti produttivi di Ripatransone e quello di Colli del Tronto. L’azienda produce ogni anno circa 130 milioni di piante da orto ad uso professionale e altri 10 milioni per il mercato hobby. «Abbiamo voluto fare prodotti in vaso - osserva Luigi Merli proprietario con Edmondo Bruni – proprio per soddisfare le famiglie». Conferma che sono in atto nuove dinamiche. «Richieste che non hanno portato ad aumentare il numero delle piantine ma ci hanno spinto ad allargare la gamma». Alle aromatiche tradizionali come il rosmarino, la salvia, l’origano, l’erba cipollina od ancora il finocchio selvatico, oggi, dai loro campi partono centinaia di migliaia di vasetti di aneto, di stevia (la pianta che sostituisce lo zucchero), di timo limone, di maggiorana e di lippia, l’erba cedrina. «Rappresentano poco più dell’1% del nostro giro d’affari ma completano la nostra ampia offerta di piantine da orto ed innestate».

Già confezionate

Il trend in crescita riguarda anche le erbe aromatiche già confezionate. Secondo un’indagine Nielsen, sono 20 milioni le famiglie italiane che, regolarmente si riforniscono in Gdo. Nel 2022, questi acquisti valevano 75 milioni di euro. A dimostrazione che il comparto offre delle belle soddisfazioni imprenditoriali.

Lo sanno bene i produttori di alloro dell’ascolano che vantano una discreta presenza delle loro foglie fresche incellofanate nei supermercati del Nord Europa. Da secoli, il territorio intorno a Grottammare è vocato alla sua coltivazione. Dal 2017, una ventina di aziende agricole hanno avviato l’iter per fare una Dop dell'Alloro di Grottammare, città che rappresenta il 50% della produzione dei vivaisti locali e chefanno di quel comprensorio, la terra produttrice del 70% del Laurus Nobilis italiano. Luigino Rivosecchi nella contrada di Colle Valle lo produce in vasi di tutte le taglie e si è anche specializzato nelle aromatiche. Ha diversi tipi di timo, di rosmarino, di salvia ed è conosciuto per il basilico. Il fatto che lo coltiva in campo aperto fa che alcuni clienti lo preferiscono a quello ligure di serra per la sua maggiore resistenza. E anche nel settore delle aromatiche le Marche sorprendono. È tra le maggiori regioni italiane fornitrici di semi di alta qualità di coriandolo per gli agricoltori della Cina, dell’India, del Vietnam, della Thailandia, insomma per l'Asia.

Rimpiazza il girasole

«Questa coltivazione – spiega l’agronomo Andrea Urbini di Anseme - è iniziata circa 30 anni fa ed è andata crescendo. Oltre il 10% degli ettari che dedichiamo a questa coltivazione sono nelle Marche. Tra 700 e 1400 ettari a secondo delle annate e la metà nel pesarese». In tanti, hanno scelto di sostituire nei piani colturali il girasole con il seme di coriandolo. Perché predilige terreni di medio impasto, ha bassa esigenza irrigua, è un'ottima coltivazione di rinnovo, nel momento della fioritura è molto appetibile per le api e non subisce danni dei cinghiali per merito di un'essenza che li allontana.

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