Ceriscioli: «Speranza stavolta ha capito». Il ministro non firma ma condivide

Il governatore Luca Ceriscioli
Il governatore Luca Ceriscioli
di a.t.
4 Minuti di Lettura
Mercoledì 4 Marzo 2020, 07:24 - Ultimo aggiornamento: 20:36

ANCONA - Due telefonate nell’arco di dieci ore. La prima alle 7.40, in treno, guardando dal finestrino le spiaggie sabbiose dei litorali del nord marchigiano scappare all’indietro; la seconda alle 17 scrutando dal finestrone del settimo piano di Palazzo Raffaello un po’ di luce all’orizzonte. A Luca Ceriscioli non va più di sorridere con la bestia del Coronavirus a casa sua, inteso come provincia di Pesaro-Urbino, e con l’ordinanza di (ri)chiusura totale fresca di firma per tutta la regione. Ma è un fatto che i due contatti con il ministro Roberto Speranza di ieri gli abbiano consegnato una sorta di vittoria morale su quanto aveva deciso di realizzare la scorsa settimana poi finito tritato tra la sospensiva flash del Tar e la reiterazione dell’atto amministrativo fino a domenica scorsa. 

LEGGI ANCHE:

Coronavirus, Ceriscioli chiude le scuole in tutte le Marche. Due i morti, 61 i positivi, oltre 400 le persone in isolamento domiciliare


 

«La situazione è questa - avrebbe rappresentato il governatore sul Pesaro-Ancona delle 7.13 al ministro della Sanità, Speranza - i contagi da 38 sono saliti a 61 e i pazienti in rianimazione da 6 sono saliti a 12. C’è un flusso di casi positivi che va contenuto con ogni misura e senza esitazione». Speranza avrebbe preso atto della situazione all’interno di un nuovo quadro sanitario avviando un passaggio intermedio poi diventato decisivo nell’arco della giornata. «Ti chiedo di sottoporre questo quadro che mi hai esposto all’Istituto Superiore di Sanità - sarebbe stata la risposta di Speranza -. Se Roma parla con i tuoi tecnici del Gores poi valutiamo tecnicamente se ci possano essere gli estremi per un nuovo provvedimento con confini diversi dalla singola provincia di Pesaro-Urbino». 

Ceriscioli scende ad Ancona e prima di riferire in consiglio regionale alle 13.30 passano quattro ore in cui prende da parte la caposervizio della Sanità Lucia Di Furia e le affida l’interlocuzione con i tecnici sanitari dell’Iss di Roma. Di Furia rappresenta una sostanza evidentissima: se si apre una falla di contagi ad Ancona c’è il rischio che i numeri delle Marche si impennino più della progressione lineare registrata fino a lunedì. I contorni di ieri hanno preso andamenti più esponenziali che lineari. Di più: tenendo conto un periodo medio di incubazione del virus di 10 giorni, i contagi che si sono manifestati fino a questo punto rappresenterebbero la situazione ex ante rispetto ai provvedimenti di sospensione delle attività adottati la scorsa settimana.

Quindi alla luce di quanto sta accadendo non si può rischiare di lasciare scuole e manifestazioni a briglia sciolta su quattro province su cinque con il rischio di vanificare la linea del contenimento portata avanti fino a questo punto. Che la curva continui a impennarsi è nell’andamento gaussiano ma a questo punto più si riesce a mitigare la fase dell’esplosione meglio riuscirà a reagire il sistema sanitario regionale. Di Furia parla con Roma tra le 11 e le 13. I contorni per allargare il provvedimento ci sono. 

Alle 14 inizia la riunione del Gores. Ceriscioli cerca a ripetizione sia Speranza che Boccia: risponde il primo alle 17 mentre con il secondo c’è il timore che lo strappo della scorsa settimana sia ancora troppo fresco per essere ricucito.

Il ministro della Salute prende atto del nuovo scenario e infila l’unica cruna dell’ago utile per rimanere coerente con quanto portato avanti dal governo la scorsa settimana. «Va bene, fate l’ordinanza ne condivido i contenuti - è il senso della risposta data a Ceriscioli - ma io non la firmerò». In serata poi, i contatti da 61 saliranno a 83. «Più dell’evidenza, a questo punto - commenta amaro un esperto conoscitore delle cose di sanità - c’è la volontà di far scontare alle Marche la levata di scudi della scorsa settimana. Non si spiega diversamente la non-firma di Speranza». Ma questo è, i conti si faranno alla fine. Per la diplomazia ci sarà tempo.

© RIPRODUZIONE RISERVATA