ANCONA - C’è chi, guardando alle rimodulazioni dei fondi fatte nella manovra di bilancio dal Governo nazionale a fine anno, è saltato sulla sedia. A leggere i freddi numeri, sono stati ridotti gli stanziamenti nel triennio 2024/2026 per la ricostruzione post sisma del centro Italia. Nello specifico, quella privata viene alleggerita di 1,47 miliardi di euro.
Che succede?
Ma poi la matematica va applicata alla realtà e i numeri diventano meno rigidi e desolanti.
La situazione nel cratere
Tradotto: per programmare c’è un miliardo e mezzo in più che materialmente arriva nel 2026, mentre le autorizzazione aggiuntive alle spese sono state ridotte perché ci sono ancora 1,5 miliardi di euro in cassa non spesi. Il problema fondi, dunque, per Castelli non esiste. Ma comunque, «qualora l'andamento della spesa dei cantieri dovesse subire un'accelerazione impressionante (che tutti ci auguriamo), le relative autorizzazioni di spesa annuali potranno essere tranquillamente riviste». Nell’attesa di vedere se l’ottimismo del commissario è ben riposto, che anno devono aspettarsi i terremotati in termini di ricostruzione? Quelle oltre 30mila persone ancora in attesa di riavere la propria casa? «Il 2024 sarà l'anno in cui completeremo l'affidamento dei lavori per la ricostruzione pubblica - traccia la rotta il commissario - e pretenderemo che tutte le 20mila pratiche della privata, ancora in sospeso, vengano presentate».
Il focus
Ricorda poi come «sulla ricostruzione privata abbiamo ulteriormente snellito le procedure, e così siamo riusciti a raggiungere il record di liquidazioni fatte a favore delle imprese: 137 milioni di euro solo nel novembre 2023». L’anno appena entrato sarà inoltre focalizzato sulle «questioni aperte dei luoghi più devastati dalle scosse - come Castelsantangelo, Arquata e Pieve Torina - con l’avvio delle attività sui sottoservizi e sui dissesti». Che sia l’anno buono per far rinascere quei borghi sospesi nel tempo da ormai più di 7 anni.