Bonaccini e Acquaroli hanno una battaglia comune: «Ora un patto tra regioni per la ferrovia Adriatica»

Bonaccini e Acquaroli hanno una battaglia comune: «Ora un patto tra regioni per le ferrovia Adriatica»
Bonaccini e Acquaroli hanno una battaglia comune: «Ora un patto tra regioni per le ferrovia Adriatica»
di Martina Marinangeli
3 Minuti di Lettura
Mercoledì 16 Novembre 2022, 03:25 - Ultimo aggiornamento: 17 Novembre, 07:24

SENIGALLIA «Quello dei 15 settembre non è stato un alluvione ma uno tsunami, partito dalla montagna e arrivato a valle. Un evento senza precedenti». Lo ha ribadito ancora una volta il governatore Francesco Acquaroli, ieri all’Assemblea pubblica dei soci di Confindustria Ancona per una tavola rotonda con il collega dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini moderata dal direttore del Corriere Adriatico Giancarlo Laurenzi. Su sponde politiche opposte - Fratelli d’Italia il primo, Pd il secondo - e con due registri molto diversi sul palco, i due presidenti di Regione hanno tuttavia alcuni obiettivi comuni, A partire da un piano nazionale per la messa in sicurezza dei territori contro catastrofi come alluvioni, frane e terremoti, fino alla grande battaglia che vede le Marche capofila: l’Alta velocità in arretramento lungo la linea ferroviaria Adriatica. «Ne abbiamo parlato anche in platea», conferma Acquaroli, che non ha mancato di ricordare come il «potenziamento del traffico merci lungo la direttrice non può essere fatto a discapito dei territori. Serve un modello sostenibili». 

Da sinistra Bonaccini, Laurenzi e Acquaroli


Asse tra regioni


Il punto di contatto tra i due governatori ai lati opposti del ring politico è quello della realizzazione di una metropolitana di superficie lungo gli attuali binari (con il traffico merci e passeggeri spostato su un’altra coppia di binari da realizzare in arretramento), progetto in parte già realizzato in Emilia Romagna. «Siamo d’accordo su questo», ribadiscono Acquaroli e Bonaccini, creando un asse tra le due regioni che si collega a quello con Abruzzo, Molise e Puglia che le Marche hanno costruito con la sottoscrizione del protocollo per il Corridoio Adriatico nel 2020.

Nell’attesa che il patto per l’Alta velocità prenda forma, oggi Acquaroli sarà a Roma per fare un punto sugli aiuti da destinare ad imprese e famiglie colpite dall’alluvione.


L’appello


«Serve un piano nazionale di mitigazione del rischio idrogeologico perché, da sola, una regione non ha le risorse sufficienti per salvaguardare tutte le criticità sull’intero territorio». Il refrain del numero uno di Palazzo Raffaello tradotto in un appello al governo nazionale. Un governo che, adesso, ha lo stesso colore politico di quello regionale, «quindi ci aspettiamo che ora le nostre richieste vengano ascoltate», il monito degli industriali rivolto ad Acquaroli alla fine dell’assemblea. Entrando nel merito del post emergenza alluvione, il governatore ha abbozzato una stima secondo cui «tra gli interventi di somma urgenza, per imprese e famiglie, nelle infrastrutture e quelli per la mitigazione del rischio, le risorse necessarie saranno intorno a un miliardo». Ma considerando i danni indiretti - in primis, la mancata produzione delle aziende messe in stand by dall’esondazione ed ora a rischio chiusura - si supereranno i 3 miliardi di euro. «I problemi da affrontare - conclude Acquaroli - riguardano i tempi delle procedure che vanno cambiati e snelliti, oltre all’atteggiamento verso queste tematiche che non può essere ideologico ma deve tendere a trovare le soluzioni necessarie». C’è poi tempo anche per una nota politica, con Bonaccini, candidato in pectore alla segreteria nazionale del Pd, che non dà anticipazioni sul suo futuro posizionamento, ma ci tiene a mettere i puntini sulle i con il suo partito: «Serve un Pd che torni a governare perché vince le elezioni nelle urne e non nei talk show». A buon intenditor.

© RIPRODUZIONE RISERVATA