Famiglia trovata senza vita nella villa, i parenti al Gip: «No all’archiviazione»

Famiglia trovata senza vita nella villa, i parenti al Gip: «No all’archiviazione»
Famiglia trovata senza vita nella villa, i parenti al Gip: «No all’archiviazione»
di Benedetta Lombo
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Mercoledì 26 Luglio 2023, 03:30 - Ultimo aggiornamento: 11:28

MACERATA Genitori e figlio trovati morti in casa dopo due mesi, fissata l’udienza dinanzi al Gip. Si terrà dopo l’estate, il 2 ottobre prossimo, l’udienza di opposizione alla richiesta di archiviazione avanzata dal pubblico ministero Stefania Ciccioli nei confronti dei tre indagati per la morte della famiglia Canullo: Eros, ex imprenditore 80enne, la moglie Angela Maria Moretti, insegnante in pensione di 77 anni allettata a seguito di un ictus, e il loro unico figlio Alessandro, 54 anni, invalido dopo un gravissimo incidente avuto da ragazzo. 



La mattina del 6 settembre 2021, dopo la segnalazione della sorella della 77enne che vive a Milano, polizia e vigili del fuoco fecero irruzione nell’abitazione dei Canullo, una casa indipendente in via borgo Santa Croce, trovando i cadaveri di padre, madre e figlio ormai in avanzato stato di decomposizione.

Nel corso delle indagini si scoprì che il 29 giugno Alessandro chiamò il 112 per chiedere aiuto perché il padre si era sentito male, ma quando gli equipaggi di 118, Croce Verde e polizia intervennero, trovarono solo una casa apparentemente disabitata e andarono via. Alessandro, a causa della sua disabilità, parlava con difficoltà, chi rispose alla chiamata capì che c’erano due persone svenute in strada e le ricerche non diedero esito. La telefonata fu poi localizzata e i soccorritori arrivarono al civico 72 di Santa Croce, ma non trovarono persone in strada, l’abitazione sembrava disabitata avvolta da una folta e incolta vegetazione, e andarono via. Il pm Ciccioli iscrisse nel registro degli indagati il medico del 118, il coordinatore della sala radio del 118 e il capo pattuglia della Volante della polizia che gestirono l’intervento ipotizzando il reato di cooperazione in omicidio colposo perché «per negligenza ed imprudenza», decisero di non accedere in modo forzato nell’abitazione pur essendo ciascuno degli indagati dotato di «autonomo potere/dovere di attivarsi in tal senso», anche perché quando la chiamata fu localizzata venne fuori che fu fatta da un numero fisso. Dopo gli interrogatori degli indagati il Pm ritenne che non ci fossero profili di colpa a loro carico ma che quelle morti fossero conseguenza di «una fatale serie di sfavorevoli circostanze e involontari errori di valutazione innescati dalla richiesta di soccorso formulata in modo sbagliato da Canullo Alessandro» e chiese l’archiviazione. I familiari dei Canullo hanno presentato opposizione e il 2 ottobre ci sarà la discussione. Gli indagati sono difesi dagli avvocati Gabriele Cofanelli, Paolo Rossi e Giorgio Di Tomassi.

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