Minacce a un disabile che aveva contestato i lavori di casa alla ditta edile, imprenditore torna libero

Il palazzo di giustizia di Ancona
Il palazzo di giustizia di Ancona
di Pierpaolo Pierleoni
3 Minuti di Lettura
Giovedì 7 Gennaio 2021, 22:29 - Ultimo aggiornamento: 8 Marzo, 15:04

PORTO SANT’ELPIDIO - È tornato in libertà Silvano Laurenti, 27enne imprenditore edile di Pieve Torina, nel Maceratese, ai domiciliari dallo scorso settembre con l’accusa di concorso in tentata estorsione. Il tribunale di Ancona, sezione riesami e appelli, il 5 gennaio ha disposto la revoca delle misure cautelari per l’uomo, assistito dall’avvocato Andrea Agostini. Una sentenza accolta con sollievo dall'imprenditore, che da subito aveva professato la propria innocenza.

LEGGI ANCHE

Ivanka Trump, incredibile gaffe social: tagga un rapper invece del padre Donald

Carabinieri Forestali, notte di lavoro per portare aiuti alle persone rimaste isolate a causa della neve in Valnerina


La ricostruzione
I fatti che hanno portato all’arresto risalgono a settembre. Alla ditta di Laurenti sono stati affidati dei lavori di sistemazione al tetto di un’abitazione a Porto Sant’Elpidio. Il committente, un 77enne disabile, effettua un sopralluogo, non resta soddisfatto e avvisa l’imprenditore di voler interrompere l’opera e rivolgersi ad altra impresa. Nel pomeriggio, Laurenti arriva sotto casa dell’anziano insieme a un suo operaio tunisino con un connazionale.

Lui resta fuori, uno dei due nordafricani entra, punta una siringa alla gola del disabile, minacciandolo di morte se non avesse pagato. Da lì l’accusa di estorsione e l’arresto, poi convertito in custodia domiciliare. In appello, si è ritenuto che «il contributo partecipativo materiale, come descritto nella stessa ricostruzione dei gravi indizi di reato, è caratterizzato da marginalità e non è espressivo di una pericolosità del soggetto che, si evidenzia, è incensurato». «Ringrazio l’avvocato Agostini per avermi assistito – commenta Laurenti –. Sono felice perché torno libero e vedo riconosciuta la mia dignità professionale e personale. Mi è stato concesso un “reinserimento lavorativo e sociale, per evitare di compromettere in modo irreversibile la mia azienda. Questo significa aver compreso che un’impresa individuale non può restare paralizzata sin dal 26 settembre, senza che questo si traduca nella privazione del reddito e nell’avvio della fine di una vita di lavoro». L’imprenditore si sente soprattutto sollevato «perché si è compresa la realtà dell’accaduto. Mi sono trovato esposto alla gogna mediatica per un reato ignobile, come una tentata estorsione di gruppo per il pagamento di lavori contestati e con violenza verso un anziano disabile. Non credevo e non credo ancora a quanto accaduto».


La chiosa
«Non ho mai commesso crimini - rimarca -: come potevo finire in galera per la violenza di altri? Sono molto provato dai mesi di privazione della libertà, ma ho sempre creduto che la verità sarebbe venuta a galla. Oggi ritrovo la serenità di un uomo per bene».

© RIPRODUZIONE RISERVATA