Monterubbiano, i lavori per il ponte
non partono, colpa di un cavillo

Il ponte crollato sul fiume Aso
Il ponte crollato sul fiume Aso
di Lolita Falconi
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Mercoledì 20 Luglio 2016, 06:50 - Ultimo aggiornamento: 21 Luglio, 15:44
MONTERUBBIANO - Un nuovo ponte progettato, studiato, appaltato, del valore di oltre due milioni e mezzo di euro si blocca per un cavillo burocratico. Le popolazioni che vivono e lavorano ai due lati del fiume Aso hanno bisogno di questa struttura come il pane: hanno perso clienti, sopportano notevoli disagi a livello logistico, c’è un commerciante che vive da un lato del fiume e lavora dall’altro e per arrivarci prima percorreva qualche chilometro, ora decine e decine.

Un calvario autentico per tutti! Il crollo risale al 2013. Tre anni passati e del nuovo ponte restano solo, per ora, progetti (bellissimi) sulla carta! Il nodo del contendere sono, pensate un po’, 31 mila euro. Sì sì, avete capito bene: i lavori per un ponte da due milioni e mezzo di euro non partono per colpa di... 31 mila euro. Una storia incredibile che merita di essere raccontata.

 
Lo scorso dicembre viene aggiudicata la gara d’appalto per la realizzazione del nuovo ponte che collega Rubbianello a Montefiore dell’Aso. Vince l’Ati Beani Annibale - Vito Iacoponi e il Rtp professionisti Sagi Srl - Insight&Co. La gara viene vinta con un ribasso d’asta e rispetto ai tre milioni di partenza, i vincitori si impegnano a costruirlo a 2,5 milioni circa. Tutto bene? Sì, fin qui sì. Il progetto è molto bello e le due comunità, quella di Monterubbiano e di Montefiore tornano a sperare in un collegamento. I lavori potrebbero - si dice - partire già nell’estate 2016. Una figata!

Poi però capita un imprevisto: a marzo 2016, a poche settimane dall’aggiudicazione definitiva, si verifica il crollo di due pilastri del ponte. Quindi non più uno ma tre campate crollate. Ci si pone subito il problema dell’esito della procedura d’appalto in seguito alla modifica dello stato dei luoghi. È ancora valido il progetto che ha vinto o tocca ricominciare tutto daccapo? I costi per sistemare il ponte con una campata crollata o tre campate crollate è lo stesso oppure no? Per le ditte private è tutto a posto, si può fare. Ma scoppia il panico tra i tecnici delle due province di Fermo e Ascoli (più di Ascoli che di Fermo).

Che fare? Si interpellano diversi legali per avere un supporto. L’avvocato Marco Luigi Marchetti di Gubbio, interpellato dall’Ati aggiudicataria dell’appalto sostiene che si può andare avanti tranquillamente senza nuovo appalto. «Si profila - scrive in una nota inviata a tutti i soggetti interessati lo scorso maggio l’avvocato - la limitata necessità di un modesto adeguamento non tanto del progetto, quanto del solo intervento materiale di ripulitura dell’alveo e di rifacimento delle due arcate, restando inalterato tutto il progetto originario e tutto l’intervento prospettato. L’oggetto dell’appalto, a seguito del crollo, dunque, non si è affatto modificato e l’opera può ritenersi immediatamente cantierabile».

Quindi nessun problema né costi aggiuntivi. Perché? Lo spiegano bene gli aggiudicatari dell’appalto in una nota inviata alla provincia di Ascoli lo scorso mese di maggio. La soluzione tecnica prevista dal progetto vincitore dell’appalto prevede la realizzazione di una nuova struttura in cemento armato indipendente rispetto al ponte preesistente! Cosa cambia dunque se i pilastri crollati sono uno, due o tre? Niente, solo 31 mila euro, briciole. Che sono poi i soldi per servono per ripulire l’alveo dai detriti del crollo e poco altro!

«Il vecchio ponte - spiegano gli aggiudicatari in una nota inviata alla provincia di Ascoli - diventerà, per la parte ancora in piedi, esclusivamente un involucro da conservare e ristrutturare, al fine di lasciare visibile il segno dell’originaria costruzione». La struttura del vecchio ponte nel progetto vincitore, non va più ad assolvere alla sua originaria funzione portante ,a diventa esclusivamente un rivestimento per la nuova struttura in cemento armato.

«Il tutto al solo fine di garantire una continuità estetica, poiché il ponte da realizzare è con una nuova struttura in cemento armato completamente indipendente dalla struttura del ponte esistente».  I privati sono dunque pronti e desiderosi di partite dopo aver vinto un appalto ed essersi aggiudicati una gara, le popolazioni premono affinché dopo tre anni partano i lavori. E gli enti pubblici, in questo caso le “province non più province” che fanno? Accampano nuovi “ma” e nuovi “se”.

Cavilli burocratici, richieste di ulteriori pareri. Fatto sta che si stanno perdendo altri mesi dietro a questioni meramente formali. Il prossimo step è in Regione: nelle prossime settimane dovrebbe esserci un’ulteriore (l’ennesima) conferenza tra Fermo e Ascoli. Ma i politici che guidano le due province ormai hanno poca voce in capitolo visto che gli enti sono in mano ai tenici e al loro burocratese. E chissà quanta altra acqua dovrà passare sotto... il ponte che non c’è.
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