Medici e liste d’attesa: il summit riaccende i timori sull’ospedale. Domani l’atteso consiglio comunale aperto

Medici e liste d’attesa: il summit riaccende i timori sull’ospedale. Domani l’atteso consiglio comunale aperto
Medici e liste d’attesa: il summit riaccende i timori sull’ospedale. ​Domani l’atteso consiglio comunale aperto
di Domenico Ciarrocchi
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Martedì 9 Aprile 2024, 03:35 - Ultimo aggiornamento: 11:37

FERMO I nodi della sanità sotto la lente del consiglio comunale aperto. Da tempo le opposizioni chiedevano un incontro sul tema e stavolta ci siamo. In prima linea, fra gli altri, il Pd cittadino, preoccupato da un sistema «che cerca di favorire sempre più il privato mentre, sul fronte pubblico, continuano i tagli e i ritardi. Non a caso le Marche si posizionano al secondo posto in Italia per l’incidenza dei prestiti per cure mediche, con una crescente difficoltà nell'accesso ai servizi sanitari pubblici».

Il passaggio

Le difficoltà del settore, secondo l’opposizione, sono aumentate con il passaggio dall’Asur, e quindi il coordinamento a livello regionale, alle Ast, con la stanza dei bottini in provincia: una scelta che avrebbe «prodotto costi esorbitanti e moltiplicazione delle poltrone.

Ciò ha portato a un prevedibile depauperamento delle risorse destinate al nostro territorio, provincia più piccola e politicamente meno rappresentata e rappresentativa. Nell’ultimo bilancio regionale, la giunta ha approvato tagli per 148 milioni alle Ast e alle due aziende ospedaliere (Torrette e Inrca) e la sanità fermana ha subito 13 milioni di perdite. Le aziende si sono così trovate costrette a tagliare i costi attraverso la riduzione delle prestazioni e l’allungamento delle liste d’attesa, obbligando molti cittadini a ricorrere alla mobilità passiva».

Gli stessi e continui cambi alla guida dell’Ast, con Roberto Grinta tornato da poco sulla poltrona più importante, «non hanno condotto a una guida dirigenziale solida. In tutto questo si procede a vista con l’Emodinamica e il nuovo robot di chirurgia, ma anche con l'ospedale di Campiglione, in cui fervono i lavori ma che rischia di rimanere una scatola ancora da riempire». Atteso, fra gli altri, l’intervento del sindaco Paolo Calcinaro, che ricopre anche l’incarico di presidente della Conferenza dei sindaci e vicepresidente della Provincia. Ma dovrebbero essere presenti anche il governatore delle Marche Francesco Acquaroli e l’assessore regionale Filippo Saltamartini.

La spinta

Un appuntamento, quello del consiglio comunale aperto, che spinge a tornare sul caso anche Giuseppe Donati della Cisl Fp. Le sue critiche sono note da tempo, a partire dai problemi specifici di Fermo che sconta un gap mai colmato con le altre province. «L’ultimo schiaffo - ricorda - con la ridefinizione dei famosi tetti di spesa del personale, con la quale all'azienda fermana sono stati attribuiti la miseria di 480mila euro rispetto, ad esempio, al milione e 200mila euro di Ascoli o i 5,2 milioni all'Azienda universitaria di Torrette. Questo ha significato minore possibilità di assunzioni». Donati chiama a raccolta i camici bianchi, anche perché «il disagio e l’irritazione vanno rappresentati nelle sedi opportune, soprattutto quando in esse sono presenti i massimi esponenti della politica regionale».

Il dibattito

Per il sindacalista è «inutile accapigliarsi sulle tecnologie o sui robot se prima non si risolve il problema del reclutamento di professionalità specializzate, professionisti sanitari, operatori sociosanitari, e senza creare posti letto in ospedale, rafforzare tutto il comparto amministrativo e tecnico, che rendano possibile un'assistenza adeguata e qualificata ai pazienti sempre più anziani e senza supporto familiare, quindi dipendenti dall'opera insostituibile di infermieri e operatori sociosanitari. Senza dimenticare tutta l'area territoriale e quella residenziale, senza le quali il carico sul Murri diventa insopportabile. Andrebbero stanziati ingenti investimenti sulla rete territoriale e di servizi domiciliari, sul rafforzamento dei punti di intervento territoriali per evitare che per qualsiasi problema i cittadini si riversino sul pronto soccorso, che scoppia e non ce la fa a rispondere a tutti i bisogni».

Nel mirino di Donati anche «il fenomeno dei gettonisti» che si affianca alle carenze di organico. «Attualmente - chiosa - sono 19 le infermiere non in servizio perché in congedo per gravidanza, 9 quelli in aspettativa per varie ragioni ai quali si aggiungono molti altri che beneficiano di permessi legge 104 (ben 61 infermieri e 21 operatori sociosanitari) o hanno contratti part time o limitazioni e prescrizioni (115 e 80). Questo perché l’età media è sempre più alta e si va in pensione più tardi».

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