FERMO - Le ragioni dell’arretramento di A14 e ferrovia al centro del convegno di ieri organizzato dalla Fondazione San Giacomo della Marca e dal Comitato per l’arretramento dell’A14 al David Palace di Porto San Giorgio. A introdurre l’incontro, Massimo Valentini, presidente della Fondazione: «Siamo contenti di dibattere - rimarca - un tema estremamente importante per il territorio e in particolare per le Marche sud. Abbiamo voluto un momento di confronto per entrare nelle tematiche e conoscere aspetti tecnici della questione, coinvolgendo docenti universitari. Abbiamo iniziato 3 anni fa a chiedere l’arretramento ferroviario, un passo propedeutico a portare l’Alta velocità nelle Marche. Questo governo ha promesso che entro il mese di dicembre avremo la documentazione delle alternative progettuali per l’arretramento ferroviario, l’Alta Velocità e lo spostamento dei treni merci e l’uso dell’attuale tracciato come metropolitana di superficie. Sarà una svolta».
Il cantiere
La realizzazione della «terza corsia - sostiene - da Porto Sant’Elpidio a Pedaso e il mini arretramento da Pedaso a San Benedetto è un’opera costosa con una galleria di 16 km da Pedaso e importanti opere compensative.
Le vittime
«Muoiono una media di 300 persone al giorno. Lo spostamento all’interno dell’A14 avrebbe un effetto positivo sull’entroterra. Quanto alla ferrovia, ci sono 12mila tir al giorno da togliere dall’A14. Arretrare l’A14 e la ferrovia significa salvare le vite». In sostituzione di Francesco Chelli (dell’Istat) è intervenuto un suo collaboratore, Matteo Mazziotta: ricorda l’inverno demografico e la perdita di un terzo della popolazione in 20 anni e cita dati che evidenziano una concentrazione di fragilità nella parte sud della regione. Non sono mancate le polemiche alla fine, da parte di alcuni dei presenti che non vedono nell’arretramento una soluzione ma piuttosto «una distesa di cemento»: ma il dibattito è stato rimandato da Valentini a sedi più opportune.