I presidi bocciano la scuola d’estate: «L'idea di recuperare è sbagliata, in Dad non abbiamo perso niente»

L'esame di maturità l'anno scorso in una scuola del Fermano
L'esame di maturità l'anno scorso in una scuola del Fermano
di Francesca Pasquali
4 Minuti di Lettura
Giovedì 29 Aprile 2021, 06:10

FERMO - Sono perplessi i presidi del Fermano. Pensavano di aver quasi portato a casa il secondo tribolato anno in balia del Covid e invece no. A sparigliare le carte, martedì sera, è arrivata una circolare del Ministero dell’istruzione. Dice che, volendo, la scuola, dalla materna alle superiori, potrà proseguirà fine a settembre.

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Con corsi estivi di recupero e attività ricreative. Progetti che i plessi dovranno mettere nero su bianco, per poter accedere ai fondi del ministero. Un fulmine a ciel sereno, proprio quando le scuole stavano per rimettere i remi in barca. C’è da dire che l’adesione è libera. I plessi possono decidere se organizzare o no i corsi. Che sono gratis per gli studenti, mentre il personale scolastico sarebbe pagato a parte. Di primo acchito, i presidi non hanno fatto i salti di gioia.


I commenti
«L’anno è stato abbastanza pesante. Vorrei lasciare i docenti liberi di decidere se aderire o meno, visto che servirebbero energie da spendere. Stesso discorso per la segreteria e i collaboratori scolastici», dice la preside dell’Isc Da Vinci-Ungaretti di Fermo, Maria Teresa Barisio. Entrando nel merito della questione, la dirigente ci va piano. «È giusto – spiega – pensare a spazi di recupero per i ragazzi, sia dal punto di svista sociale sia culturale, ma non so se le scuole siano adatte come luogo, né se l’estate sia il periodo migliore».

Uno perché non tutte hanno spazi all’aperto da usare e, d’estate, in classe, fa parecchio caldo. Due perché i ragazzi non vedono l’ora di riposarsi, andare al mare e fare sport, ora che possono. E tre perché progettare corsi estivi a maggio, con gli esami di fine corso alle porte, non è il massimo.


I dubbi
Che poi, di restare in classe pure a luglio e agosto, ce n’è davvero bisogno? Se lo chiede la preside dell’Isc Pagani di Monterubbiano, Annarita Bregliozzi. «L’idea di recuperare – dice – è sbagliata.

Anche in Dad, non abbiamo perso niente. Tutti abbiamo lavorato instancabilmente per garantire la continuità del servizio. Per la socialità, invece, entrano in gioco gli enti locali e il terzo settore, ma bisognerà capire se le restrizioni verranno meno. Altrimenti, come si fa a recuperare in socialità stando a distanza?». Tenere le scuole aperte d’estate, per il preside del Liceo classico Caro, Piero Ferracuti, potrebbe essere un’opportunità «solo laddove la Dad ha creato evidenti carenze» o per recuperare «quel poco rimasto indietro dell’offerta formativa».

Per il resto, rimettere in moto il meccanismo sotto la caligine estiva non avrebbe granché senso. Anche perché le attività sarebbero libere e, a meno di non organizzare qualcosa di davvero coinvolgente, quanti ragazzi smanierebbero dalla voglia di tornare in classe?, ragiona il dirigente. «Non è l’attività sportiva che può fare una scuola a risarcire uno studente delle superiori di quello che ha perso in questi mesi», sintetizza Ferracuti. All’elenco dei dubbi dei dirigenti ne aggiunge uno quella dell’Ipsia e del Liceo artistico, Annamaria Bernardini: come ci arrivano gli studenti in classe, se gli autobus si fermano con la fine delle lezioni?


La provincia
«Organizzare attività estive per alunni che arrivano da tutta la provincia è complicato. Bisognerebbe farlo sul territorio di appartenenza», spiega la dirigente. Che, sfogliando la circolare del ministero, però, qualche idea se la sta facendo: «Il laboratorio creativo e artigianale all’Artistico e gli stage estivi in collaborazione con le aziende all’Ipsia si potrebbero fare», ipotizza. E l’altra faccia della medaglia? Che ne pensano insegnanti e personale scolastico, quasi in odore di vacanza, della scuola d’estate? Per adesso, parlano i sindacati. «Occorre entrare nel merito delle questioni organizzative, quindi sindacali e contrattuali, che le scelte di questo tipo aprono rispetto all’organizzazione del lavoro e garantire la tutela del personale incaricato dello svolgimento delle attività, da individuare prioritariamente tra quello scolastico, per definire le modalità di eventuali contributi di esterni», dice Leonardo Pignoloni della Cgil Scuola Ascoli Fermo, facendo sue le parole del sindacato nazionale.

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