FERMO - Giù le mani dalla Terapia intensiva del Murri. Preoccupati per il futuro dell’ospedale di Fermo, i quaranta sindaci della provincia hanno scritto a Francesco Acquaroli e Filippo Saltamartini.
Al presidente della Regione e all’assessore alla Sanità hanno chiesto di rivedere il ruolo del nosocomio in questa seconda ondata della pandemia.
L’utilizzo
«L’ospedale Murri – si legge nella missiva – rappresenta l’unica risorsa sanitaria completa sul territorio dell’intera provincia.
Il confronto
«Guardando le province attigue – prosegue la lettera dei sindaci del Fermano –, si vede operante quantomeno una Terapia intensiva Covid free per territorio. Quello della provincia di Fermo non può e non deve rimanere senza Terapia intensiva. Errore già commesso nella prima, improvvisa, ondata Covid, ma che oggi non può essere replicato con la possibilità di una previa, seppur breve, pianificazione possibile alla luce della precedente esperienza». I sindaci blindano anche il personale di Rianimazione. Il timore è che medici e infermieri del Murri, prima o poi, vengano chiamati a prestare servizio al Covid Hospital di Civitanova. Da qui la richiesta di «un limitato coinvolgimento del personale di tutti i nosocomi regionali Covid free, laddove non si trovassero o non si ritenessero valide soluzioni di gestione esterna». A riguardo, nel pomeriggio di ieri, la Regione ha fatto sapere di aver «rinnovato la richiesta dell’invio di personale medico militare specialistico per il Covid Hospital». Il Murri, intanto, è in piena riconversione. Ieri, i pazienti positivi erano 49: 31 ricoverati in Malattie infettive, 18 in Medicina Covid, uno in rianimazione. Con uno scenario in costante evoluzione, l’Area Vasta 4 ha aggiornato il Piano di gestione della pandemia.
I livelli
Tre i livelli di emergenza previsti: grave, severa e massima. Al momento, l’ospedale è al secondo. Sono stati, cioè, ricavati 68 letti Covid, di cui 22 dalla riconversione di Medicina, e attivati sei posti di Terapia intensiva e sei di subintensiva. I dodici letti sono stati ottenuti dal trasferimento di Cardiologia, con la conseguente sospensione dei ricoveri e la riduzione delle sale operatorie da quattro a due, più quella d’urgenza. «Tra le misure di questo livello emergenziale – fa sapere l’Av 4 – è previsto, ma non è stato ad oggi necessario, l’accorpamento del Dipartimento materno infantile, con le unità di Pediatria e Neonatologia che all’occorrenza potrebbero convergere negli spazi di Ostetrica e Ginecologia». Se la situazione dovesse peggiorare, scatterebbe il livello 3, «con un massimo di 104 posti letto Covid». In quel caso, cambierebbe il programma operatorio e sarebbero garantiti solo gli interventi di emergenza-urgenza e quelli di classe A. Intanto, nel Fermano, continua a salire il numero dei contagi.
Le differenze
Ieri, il Gores parlava di undici nuovi casi, ma le notizie che arrivano dai Comuni descrivono un quadro diverso. Preoccupano, tra gli altri, i dati di Porto San Giorgio, dove i contagiati, l’altro ieri, erano 130. Dopo la notizia della positività del sindaco Nicola Loira, ieri, un altro membro dell’amministrazione comunale ha fatto sapere di aver contratto il Covid. Si tratta del consigliere di maggioranza Christian De Luna. «Purtroppo – ha scritto in un post – il virus è entrato anche in casa mia. La situazione a Porto San Giorgio e nella provincia è particolarmente delicata, ma non dobbiamo seminare panico. Ci tenevo a chiedere a tutti quanti, ma soprattutto ai miei coetanei, di limitare occasioni di contagio. Lo so che è difficile e che noi giovani ci sentiamo invincibili, ma bisogna stringere i denti in questo periodo. Pensiamo a chi, vicino a noi, può avere più difficoltà ad affrontarlo. Non possiamo essere egoisti».