MONTAPPONE - Afferma di essere a conoscenza della crisi di posti letto all’ospedale Murri, Guido Bertolaso. E dice pure che si sarebbe potuta evitare, «se si fosse creduto di più nel Covid Hospital di Civitanova». Venerdì sera, l’ex capo della Protezione Civile ha visitato il Museo del cappello di Montappone e, da lì, ha partecipato a una riunione online organizzata dal Rotary club di Civitanova. Per Bertolaso, invitato dal presidente nazionale Settore Cappello, Paolo Marzialetti, era la prima volta nel distretto fermano. S’è parlato di manifattura, durante l’incontro, ma anche dello stato della sanità locale. Che significa soprattutto Murri.
I nodi
«Gli ho fatto notare – spiega Marzialetti – le criticità di avere un ospedale punto di riferimento di Malattie infettive per il sud delle Marche, che è anche l’unico della provincia e che, quando si è infettato, ha creato la tempesta perfetta».
La stoccata
«Se avesse vinto quell’altro, (Maurizio Mangialardi, ndr) – la stoccata – e se avesse mantenuto la parola, avrebbe chiuso il Covid di Civitanova e avrebbe costretto tutti gli ospedali della regione a ricoverare malati Covid insieme a malati no-Covid». Per Fermo, il problema è il personale. Perché le attrezzature, alla fine, le trovi, ma i professionisti non li ordini su un catalogo. Quelli che ci sono, gli ospedali, se li tengono stretti. Perciò, oltre ai pazienti, a Civitanova, il Murri avrebbe dovuto mandare anche medici e infermieri, impoverendo ancor più l’organico striminzito. «Bisogna sempre essere pronti ad affrontare tutti i possibili scenari – incalza Bertolaso –, preparandosi anche alla peggiore delle ipotesi. Per il Covid, non è stato sempre fatto. Invece, è bene avere un piano B». Quello che il Murri non ha.