L’industria nasce e si trasforma con l’energia, dal carbone all’elettricità fino alla digitalizzazione, realizzando la quarta rivoluzione denominata Industria 4.0, che porta a produrre con più efficienza e sicurezza. Tutto ciò avviene in un mondo dove le transizioni energetiche e ambientali necessarie per riportare il pianeta in un nuovo equilibrio non sono più procrastinabili e dove, i cambiamenti climatici sono un’evidenza per tutti. Così come le diseguaglianze economiche, sociali e culturali che invece di diminuire, aumentano, delineando la necessità di nuovi meccanismi per la ridistribuzione della ricchezza prodotta, attualmente ancora più concentrata in un numero sempre più ridotto di persone. Con la pandemia e poi la guerra tutto questo sembra essere passato in secondo piano, mentre occorre con urgenza avviare le trasformazioni verso differenti modelli di crescita e sviluppo che non dovranno avere come unico obiettivo il profitto, ma dovranno essere capaci di garantire una maggiore equità sociale ed economica, con una chiara visione del futuro per proteggere e preservare l’ambiente per le nuove generazioni. Problema complesso ma la soluzione anche se difficile, va cercata. Si pensa ad una nuova rivoluzione industriale, una Industria 5.0, che possa produrre consumando meno energia e meno materie prime e che contribuisca a costruire una società più equa. Tre sono gli assi individuati: sostenibilità, resilienza e l’essere umano al centro di ogni scelta e di ogni azione. La sostenibilità dovrebbe puntare a “produrre meglio consumando meno”. Quindi, maggiore utilizzo di fonti rinnovabili, riutilizzo di energia e minori sprechi, per far sì che la necessità energetica di oggi non pregiudichi le risorse per il futuro. La resilienza per sviluppare una maggiore robustezza nei contesti industriali, le fragilità dei modelli globalizzati sono diventati evidenti negli ultimi due anni: non avevamo le mascherine per difenderci dal virus e ora non abbiamo i chip per realizzare i dispositivi elettronici necessari per le transizioni digitali. Porre l’essere umano al centro del processo produttivo richiede scelte coraggiose ma necessarie. Le macchine non per sostituire le persone ma per fare meglio e lavorare con meno fatica.
* Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione
Facoltà di Ingegneria dell'Università Politecnica delle Marche
Profilo Abbonamenti Interessi e notifiche Utilità Contattaci
Logout