Il luglio magico del botteghino. Ma per metà è merito di “Barbie”

Il luglio magico del botteghino. Ma per metà è merito di “Barbie”

di Giovanni Guidi Buffarini
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Venerdì 4 Agosto 2023, 02:30 - Ultimo aggiornamento: 07:07
Calma e gesso, signori. Calma e gesso. I risultati del box-office di luglio vanno festeggiati ma con moderazione. Senza i toni trionfalistici che risuonano in queste ore. Il box-office racconta che questo è stato il miglior luglio dal 2011, o se preferite il secondo miglior luglio dal 1995, prima non c’erano le rilevazioni Cinetel. Cinque milioni e mezzo di spettatori sono affluiti nelle sale, l’incasso complessivo ammonta a quaranta milioni. Bene, benissimo, si stappi pure una bottiglia e la si tracanni allegramente. Smaltita la sbornia però, è bene guardare dentro questi bei numeri. Analizzarli con attenzione. E allora si scopre che il 48% dell’incasso totale si deve a un solo film, “Barbie” of course. E il resto è Tom Cruise, Indiana Jones, “Elemental”, “The Flash” e “Ruby Gillman”. Mentre è spettacolarmente basso l’apporto dei film collegati all’iniziativa pomposamente detta Cinema Revolution, e vale a dire i film italiani ed europei per cui alla cassa si paga biglietto scontato. E ti credo: è stato mandato allo sbaraglio un manipolo di titoli - alcuni pregevoli, altri molto meno - che nessuno si è curato di promuovere. Come se lo sconto fosse di per sé sufficiente a riempire le platee. «Due biglietti per “Il Film che Costa Poco Quale che Sia”, grazie»: qualcuno pensava davvero sarebbe andata così? Ora. Persino nelle più deprimenti fasi post-riapertura, i blockbuster si son dimostrati capaci di intercettare il pubblico come prima della pandemia, e ricorderò solo i 20 milioni di euro superati di slancio dall’Uomo Ragno Uno e Trino quando nelle sale bisognava indossare le mascherine, quando le sale medesime erano interdette agli sprovvisti di Green Pass, quando infine la variante Delta picchiava duro. E gli schermi non occupati da Spider-Man Trino proiettavano per le poltrone vuote. La disponibilità del pubblico a tornare a godere del cinema al cinema non la misuri sui blockbuster ma su tutto il resto: sui risultati delle commedie soprattutto italiane, dei thriller, dei drammi sentimentali o impegnati o quel che vi pare. In questo senso, i dati interessanti, ed effettivamente incoraggianti, erano allora stati quelli di marzo e aprile, da sempre di fatto gli ultimi mesi della stagione cinematografica italiana, d’estate il pubblico si muove, se si muove, giusto per quel pugno di filmoni. Gli ottimi dati di luglio dicono soltanto che avevamo una gran voglia di Barbie e del suo mondo tutto rosa (e comunque la vera star del film di Greta Gerwig è Allan lo Sfigato: e meritava più spazio). Se il trend positivo inaugurato in primavera sarà confermato, lo sapremo da settembre in avanti. E qui sta il problema. Non vorrei fare il guastafeste, detesto il ruolo del guastafeste, ma una cosetta tocca dirla agli ubriachi di Barbie incassi. Sulla prossima stagione - magari non su settembre e forse nemmeno su ottobre, ma il problema rischia di presentarsi nei mesi invernali, i più economicamente rilevanti - sulla prossima stagione pende la spada di Damocle dello sciopero degli attori e degli sceneggiatori di Hollywood. Gli esercenti superstiti, eroici nel resistere alle mazzate del Covid e alla ripartenza abortita del 2021-22, rischiano di restare senza il prodotto americano, blockbuster e non. I set sono quasi tutti fermi, il quasi riguarda alcune produzioni indipendenti. Le trattative non stanno andando male: in questo momento non si sta trattando affatto. Il capo della Disney, Bob Iger, ha definito «non realistiche» le rivendicazioni degli scioperanti. Il punto è che, secondo una stima di Vogue, circa il 90% degli iscritti al sindacato attori non campa del proprio lavoro, deve arrotondare con qualcos’altro (quella del lavoro mal retribuito è la più drammatica questione aperta in Occidente). E gli sceneggiatori sono notoriamente l’ultima ruota del carro, la categoria più sfruttata del settore. Lo scenario peggiore per gli eroici esercenti ancora in piedi, un braccio di ferro prolungato per mesi, è tutt’altro che improbabile. Mai fasciarsi la testa prima di rompersela. Mai. E però andiamoci piano con gli entusiasmi da Barbie trionfante. Per le sale cinematografiche - il posto pubblico più bello del mondo - l’orizzonte non può ancora dirsi sereno.
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