ella conferenza di giovedì scorso a Portonovo, che ha preceduto l’incontro annuale del Comitato Scientifico della Fondazione Aristide Merloni, si è tornati sul tema delle conseguenze sulle relazioni commerciali internazionali innescate dalla rapida successione della crisi pandemica e della guerra in Ucraina. Con riferimento a queste conseguenze, qualcuno ha parlato di fine della globalizzazione, ovvero di un’inversione di tendenza rispetto alla continua crescita negli scambi di merci, servizi e capitali osservata negli ultimi decenni. Questa inversione di tendenza è maggiormente evidente negli scambi fra le imprese a causa delle difficoltà di approvvigionamento di semilavorati e componenti che si è manifestata in molte filiere produttive. Anche gli stati si sono resi conto dei problemi derivanti dalla dipendenza da altri stati per le forniture di energia, materie prime o tecnologie chiave. Prima ancora della crisi energetica innescata dalla guerra in Ucraina, la Ue aveva preso coscienza della eccessiva dipendenza nei confronti dei paesi asiatici in alcune tecnologie strategiche per la transizione ecologica e digitale. L’abbandono di molte produzioni nell’ambito dell’elettronica e delle telecomunicazioni per ragioni di convenienza nei costi ha alla lunga determinato un progressivo indebolimento anche nella capacità di ricerca e sviluppo in queste tecnologie. Lo spostamento delle produzioni manifatturiere verso paesi a più basso costo del lavoro era basato sull’idea che nei paesi avanzati rimessero le fasi della filiera a più alto valore aggiunto; quelle a monte di ricerca e sviluppo e quelle a valle di controllo dei marchi e delle reti di distribuzione. In realtà già prima della crisi pandemica ci si era accorti che l’abbandono delle produzioni manifatturiere comporta l’inevitabile indebolimento anche della capacità di ricerca e sviluppo dei prodotti. Questi argomenti erano stati sollevati prima della crisi nelle forniture internazionali innescata dalla pandemia e prima delle tendenze protezionistiche emerse con la presidenza Trump. Nel 1988 due economisti americani, Stephen Cohen e John Zysman, avevano pubblicato un libro dal titolo eloquente: Manufacturing Matters: The Myth of the Post Industrial Economy.
* Docente di Economia alla Politecnica delle Marche e coordinatore Fondazione Merloni