Case green, cosa cambia con la nuova direttiva e chi riguarda: caldaie, ristrutturazioni ed esenzioni. La guida completa

Dopo un anno arriva l'ultima versione della direttiva europea sulle case Green che però non ha trovato il voto favorevole della maggioranza italiana. Ecco che cosa è cambiato nulla versione definitiva

Direttiva case green, ecco I cambiamenti
Direttiva case green, ecco I cambiamenti
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Mercoledì 13 Marzo 2024, 11:22

È stato necessario un anno esatto per arrivare alla versione definitiva della direttiva Case green. Dodici mesi fa, infatti, il Parlamento europeo aveva adottato la sua proposta negoziale, poi sottoposta al vaglio del Trilogo, la trattativa informale tra istituzioni europee che si è chiusa a dicembre. Soprattutto il confronto con i Paesi membri, rappresentati dal Consiglio, ha prodotto la modifica di molte misure e il loro ammorbidimento. Il testo finale, appena votato dal Parlamento, è molto più flessibile della prima versione, con diversi cambiamenti apportati. 

Votare contro l’approvazione della direttiva sono stati i partiti di maggioranza Lega, FdI e Forza Italia. l Ppe, dunque nel voto in Aula, si è spaccato ma più della metà ha seguito le indicazioni positive giunte dalla commissione Industria del Pe. Anche Renew si è divisa in Aula, con una parte minoritaria schierata contro il testo. Tra le delegazioni italiane a favore della direttiva hanno votato Pd, M5S, Avs e Iv.

 

Ristrutturazioni

Com’era

Classe energetica E entro il 2030 e classe D entro il 2033. Il target di riqualificazione indicato per gli edifici residenziali era l’elemento più caratterizzante della proposta di revisione della direttiva europea sulle performance energetiche degli edifici (Epbd) approvata un anno fa dal Parlamento.

Come sarà

I paesi membri dovranno definire dei piani per la riduzione dei consumi del loro patrimonio edilizio residenziale. Il 2020 è considerato l’anno zero e il 2050 l’anno nel quale, a completamento del percorso, bisognerà avere un patrimonio edilizio a zero emissioni.

Caldaie

Com’era

La prima versione della Epbd indicava un obiettivo nel 2024: il divieto di agevolazioni per gli apparecchi alimentati a combustibili fossili.

Sia per i nuovi edifici che per le ristrutturazioni, dal recepimento della direttiva sarebbe scattato il divieto di usare combustibili fossili.

Come sarà

A data entro la quale arrivare al bando completo è stata spostata in avanti, al 2040; il termine precedente era il 2035. Sarà però possibile dare incentivi ai sistemi di riscaldamento ibridi, come quelli che combinano caldaie e pompe di calore.

Edifici nuovi 

Com’era

Nella prima versione della direttiva si parlava di edifici nuovi, regolando gli edifici a zero emissioni (Zero energy buildings, Zeb). A partire da gennaio del 2026, l’obbligo sarebbe scattato per i nuovi edifici pubblici. Negli altri casi la scadenza era originariamente fissata al 2028.

Come sarà

Tutti i nuovi edifici residenziali e non residenziali dovranno avere zero emissioni “in loco” di combustibili fossili, a partire dal 1° gennaio 2028 per gli edifici di proprietà pubblica e dal 1° gennaio 2030 per tutti gli altri nuovi edifici, con possibilità di esenzioni.

Esenzioni

Com’era

La direttiva ha sempre previsto che, per alcune categorie di edifici, fosse possibile disapplicare i vincoli. Queste esenzioni sono aumentate nei mesi. Tra i pochi emendamenti votati alla proposta del 2023 c’era proprio un rafforzamento delle deroghe per gli immobil vincolati.

Come sarà

Nella versione definitiva potranno essere esentati immobili sottoposti a vincolo puntuale o a vincolo di area, immobili religiosi, immobili temporanei, le seconde case utilizzate per meno di quattro mesi all’anno, gli immobili della difesa e quelli sotto i 50 metri quadri.

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