Un giorno da manager
per diciannove giovani

Un giorno da manager per diciannove giovani
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Lunedì 24 Novembre 2014, 19:00
ANCONA - 19 x 14 x 95, questi i numeri della prima edizione di Vivi 5 giorni da manager.





19 i giovani che hanno partecipato, 14 le aziende che hanno aderito, 95 le giornate totali di esperienza vissuta a contatto con i manager. In tutto quasi 800 ore di affiancamento tra giovani e manager. E ieri sera all’ISTAO alcuni giovani e manager ci hanno raccontato in diretta quest’esaltante esperienza, in quella che è parsa la cronaca di un bel reality. Perché, più che i numeri, sono le esperienze, di cui i giovani hanno già fatto tesoro, che contano. Ragazzi (11) e ragazze (8) in gamba, selezionati accuratamente dai corsi di Ingegneria ed economia dell’Università Politecnica delle Marche e ansiosi di sperimentare sul campo nozioni studiate per anni solo in teoria.



Questi giovani, dopo una giornata di formazione presso Istao, hanno iniziato la primavera scorsa a curiosare, assorbire come spugne e dare il massimo per essere per 5 giorni l’ombra del proprio manager, scelto tra i dirigenti associati a Manageritalia e Federmanager.



"L’esperienza – dice Paolo Moscioni, presidente Manageritalia Ancona e Marche – è stata straordinaria per i giovani, per i manager e per tutti noi che l’abbiamo voluta e realizzata. Ci ha insegnato che collaborando possiamo far veramente funzionare in sinergia i nostri anelli, quello dell’Università, di Istao, di Manageritalia e Federmanager e quindi delle aziende e dei manager, che fanno parte di quella stessa catena che deve formare i giovani, farli entrare nel mondo del lavoro, gestirli, farli crescere e continuare a formarli come tutti gli altri lavoratori. Nel 2015 replicheremo Vivi 5 giorni da manager, ma faremo molto di più, perché insieme possiamo fare tanto per il territorio. Vorrei che arrivassimo a fare almeno 30 giorni all’anno di contaminazione tra Università e mondo del lavoro, con docenti e studenti e imprenditori, manager e lavoratori che “collavorano”, lavorano collaborando, negli snodi base del lavoro e della competitività oggi".



"In un momento come questo – dice Roberto Roccheggiani, presidente Federmanager Ancona Pesaro – di estrema difficoltà per l’occupazione di tutti, soprattutto per quella dei giovani nella importantissima fase di primo inserimento nel mondo del lavoro, questo progetto permette di avvicinarlo in modo privilegiato affiancando i dirigenti. È compito dei manager guidare e far funzionare al meglio le aziende, ma anche di aiutare il territorio portando il loro contributo di conoscenza, competenza e esperienza a tutti, soprattutto ai giovani".



"Diversamente da quanto accade in generale in Italia, nella nostra regione – afferma Giuliano Calza, Direttore Generale Istao e Presidente Aidp Gruppo Marche – si verifica una diminuzione della propensione delle imprese ad inserire figure specialistiche e tecniche. Si sta assistendo ad una riduzione della richiesta di scolarità intesa come assunzione di laureati e diplomati. Mi preme però sottolineare che già dal 2014 un laureato su 3 è di difficile reperimento (34,4%) e che una volta entrati in azienda 8 laureati su 10 (80,7%) avranno bisogno di ulteriore formazione con corsi interni o esterni alle imprese. Infatti, le imprese sentono, e sentiranno sempre più, la necessità di inserire figure preparate nel proprio organico e questo è l’impegno di Istao la cui missione è, da sempre, quella di formare persone autonome, capaci di pensare liberamente e diventare i leader di domani".



"L’originalità del progetto – secondo Gian Luca Gregori, prorettore Università Politecnica delle Marche – si esprime in tre parole chiave: timing (anticipare il contatto fra domanda e offerta di lavoro), esperienza (verificare le attitudini e le aspirazioni dello studente portandolo sui luoghi di lavoro) e perseguimento della “terza missione” dell’Università, cioè ricerca, didattica e rapporto con le imprese e il territorio".



Ma torniamo a quanto avvenuto, alla cronaca del reality, sentendo i protagonisti. Come Manuel, che ha assaporato il fascino di una grande raffineria, l’Api di Ancona, seguendo ogni passo di Monica Mais, direttore tecnologico d'impianto, tra riunioni, incontri con l'Amministratore Delegato, azioni da intermediario, da organizzatore e da paciere, telefonate in inglese, ritmi frenetici.



Federica invece ha scoperto un settore, quello sanitario e della riabilitazione, dinamico, complesso e con grandi potenzialità di sviluppo, grazie a Lorenzo Buldrini direttore amministrativo Istituto di Riabilitazione Santo Stefano. Ha approfondito l’amministrazione attraverso operazioni molto diverse come la gestione del ciclo attivo - passivo, la partecipazione a un collegio sindacale, l’implementazione di un’operazione di leasing finanziario e attraverso trasferte presso strutture del gruppo dove sono state affrontate le problematiche organizzative dell’integrazione di una struttura recentemente acquisita.



O ancora Francesco entusiasta dell’affiancamento a Gino Romiti, direttore innovazione Gruppo Loccioni, che gli ha permesso di considerare come oltre a ricerca, tecnica e innovazione tecnologica serva soprattutto stare connesso al mondo reale e avere un ottimo rapporto con le persone. Ma soprattutto che gli ha trasmesso che molto del lavoro di un buon manager sta nel saper ascoltare, nel capire chi si ha di fronte e come un rapporto, un incontro, possa essere canalizzato per ricavarne benefici.



E i manager? Tutti entusiasti, perché seppure abituati a favorire e far crescere i giovani in azienda – tant’è che secondo una recente ricerca di Manageritalia su manager e italiani i dirigenti sono ritenuti i tutor per eccellenza di tutti i collaboratori, ma soprattutto dei giovani – hanno vissuto quest’esperienza in un’ottica ancora diversa dal loro solito rapporto con i giovani che entrano in azienda.



Tant’è che Renzo Libenzi, direttore generale Loccioni, dice: "Noi di giovani ne vediamo e ne assumiamo tanti, ma l’esperienza di averne uno, con il quale non c’è nessun rapporto, che mi segue per 5 giorni è stata del tutto nuova. Senti l’impegno di dargli tutte le occasioni e gli strumenti per capire cos’è e com’è il mondo del lavoro e certo poi di fargli apprezzare il manager e la sua professione che non è comandare, ma gestire e far collaborare persone verso obiettivi comuni".



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