Istao, Alberto Clò apre l'Anno accademico: «Energia, crisi già prima della guerra»

Istao, Alberto Clò apre l'Anno accademico: «Energia, crisi già prima della guerra»
Istao, Alberto Clò apre l'Anno accademico: «Energia, crisi già prima della guerra»
di Lucilla Niccolini
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Venerdì 25 Novembre 2022, 02:55

Sarà Enrico Mattei il Convitato di pietra della cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico dell’Istao, oggi alle 15 a Villa Favorita. Sarà il protagonista della lezione che terrà il professor Alberto Clò, dal titolo “Perché è esploso il prezzo del gas”. Professor Clò, che nesso tra la rievocazione di Mattei, a sessant’anni dalla scomparsa, e l’attuale crisi energetica?

«Mai come ora sono evidenti le conseguenze del tradimento della visione di questo grande imprenditore marchigiano».

Ci spieghi.

«Scelte scellerate dei decenni passati hanno capovolto la sua politica energetica.

E se ne vedono le drammatiche conseguenze: la dipendenza dell’Europa, e dell’Italia, dalla Russia, che ci ricatta, riducendo le forniture di gas. Ma una cosa dev’essere chiara».

Dica pure.

«La crisi energetica era già esplosa alla fine dell’anno scorso, per un aumento della domanda, conseguente alla ripresa delle attività dopo la pandemia. Una domanda che, non trovando adeguata risposta, dovuta al crollo degli investimenti delle compagnie petrolifere, ha fatto lievitare i prezzi. Una crisi strutturale, dunque, che non finirà neanche se dovesse cessare la guerra».

E quanto gioca la speculazione nell’aumento del prezzo del gas?

«La crisi della quantità rimbalza sui prezzi fissati in borsa, che viaggia per sua natura con logiche speculative. Incolpare Amsterdam è come prendersela con il termometro quando segna la febbre alta».

Quando parla di scelte scellerate dell’Italia e dell’Europa, a cosa si riferisce?

«Alla rinuncia a conseguire un minimo di indipendenza energetica, come fece Mattei, che si era affidato alle analisi di studiosi come Fuà, Sabino Cassese, Ruffolo, grandi economisti che sapevano sostanziare la sua visione: povera com’era, l’Italia doveva dotarsi di risorse. In gioco c’era la sovranità nazionale. L’energia è un fatto politico, non economico. Chi è venuto dopo di lui non ne ha tenuto conto, e ha consegnato il Paese nelle fauci di Putin».

La sua opinione sul Price cup?

«Sono d’accordo con il Financial Times, che l’ha definito “uno scherzo”. Sarebbe come se i pompieri, nel cercare di spegnere un incendio, aspettassero, prima di intervenire ai piani alti, di vedere cosa succede al primo. L’Europa si dimostra incapace di fronteggiare l’emergenza con mezzi diversi dall’embargo alla Russia».

Possiamo liberarci da questa dipendenza?

«Dobbiamo fare come dopo la crisi energetica del 1973, quando si cercarono fonti alternative al petrolio degli arabi».

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