Pieralisi passa a Dea Capital. C'è l'accordo, a marzo il closing

Pieralisi passa a Dea Capital. C'è l'accordo, a marzo il closing
Pieralisi passa a Dea Capital. C'è l'accordo, a marzo il closing
di Andrea Taffi e Maria Cristina Benedetti
4 Minuti di Lettura
Martedì 21 Gennaio 2020, 11:10 - Ultimo aggiornamento: 22 Gennaio, 12:24

JESI - Il percorso è a buon punto ma soprattutto la strada è tracciata. Il ramo d’azienda più sostanzioso del Gruppo Pieralisi, ovvero Pieralisi Mait - quello che rende Jesi leader mondiale delle macchine olearie - per il 51% passerà al fondo IDeA Ccr II, il fondo della galassia De Agostini che si occupa di affiancare imprese medie con fondamentali industriali solidi in tensione finanziaria e rilanciarle immettendo nuova finanza e sostenendo il management nel percorso di riorganizzazione. Il passaggio - frutto di un aumento di capitale - verrà formalizzato nelle prossime settimane. Secondo quanto appreso dal Corriere Adriatico, il pre-accordo è stato già firmato, il closing è atteso a marzo. 



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Nella rimodulazione di pesi e ruoli, ceduta la maggioranza, il restante 49% dell’impresa rimarrà in famiglia: di questo 49% per il 30% sarà nella mani dell’ingegnere Gennaro Pieralisi, un altro 30% sarà della sorella Paola e quel che resta, il 40% sarà suddiviso tra i nipoti Francesco e Cristina Casoli e Andrea Pieralisi. La svolta - annunciata poco prima di Natale ai 300 dipendenti dallo stesso presidente Gennaro - ha come obiettivo il risanamento di un’impresa che - visure alla mano dell’ultimo bilancio consegnato - sta conquistando nuove quote di fatturato ma lotta per garantire la redditività falciata dai problemi delle partecipate, dal costo del debito e dal rientro incompleto dei crediti. 

Il metodo 
Di Dea Capital si trova notizia nel bilancio Pieralisi del 2017, quando ha rilevato i debiti di Bnl e Credito Valtellinese. DeA Capital lavora su Pieralisi per il tramite della sua società DeA Alternative Funds Sgr e, scendendo ancora, con il fondo IDeA Ccr II. Ccr sta per corporate credit recovery: la mission cioè che il fondo porta avanti dalla sua nascita nel 2016. Si tratta di investimenti di private equity nel settore dell’alternative asset management. Si entra nelle aziende, si sostengono e si stimolano per efficientare la gestione. Con un tacito accordo: la possibilità che l’azienda - rilucidata a dovere - negli anni torni interamente entro il perimetro originario. In questo caso la famiglia, la Vallesina, le Marche in genere. Difficile, ma una porta aperta rimane. IDeA Ccr ha affiancato grandi nomi come Snaidero, Latterie Virgilio, poi ha focalizzato il comparto dello shipping, insomma si è mosso parecchio. Al suo interno lavora in due comparti: Crediti e Nuova Finanza. Quello che interessa Pieralisi è il comparto Crediti dove IDeA Ccr II aggrega le principali banche italiane, le stesse che per due volte hanno accettato la ristrutturazione del debito di Pieralisi (2013 e 2016). 

Nel 2017 l’inizio del processo
Nel 2017 - ultimo rendiconto disponibile - dunque è iniziato il travaso: in parallelo al rientro delle linee di credito che Pieralisi Maip ha rispettato, DeA ha acquistato 4,7 milioni del debito che Jesi aveva verso le banche (44 milioni a gennaio, 30 al 31/12/2017). In quell’esercizio, Pieralisi aumentava del 14% il fatturato in costante crescita dal 2013 ma chiudeva in rosso a meno un mlione. Un’azienda quindi con fondamentali industriali solidi ma in tensione finanziaria. 

Le quote di debito
DeA ha continuato ad acquistare quote di debito fino ad arrivare allo switch dell’aumento di capitale che nelle prossime settimane ridisegnerà l’assetto societario. Un passo indietro per meglio comprendere la logica di quest’ultimo scatto in avanti. Da oltre un anno circa nel gruppo jesino è arrivato il nuovo amministratore delegato, il maceratese Alessandro Leopardi ex Roal ed Efore. Con la separazione tra governance e gestione Jesi ha guardato sempre con maggiore attenzione al mercato dei capitali extrabancari. 

La svolta di ottobre 2018 
L’iniezione di liquidità potrà garantire respiro a Pieralisi Maip e strada per continuare a riorganizzare le partecipate in difficoltà (nel 2017 la Spagna), sostenere ricerca e sviluppo e soprattutto garantire marginalità ai soci.

Tra il velo di tristezza per l’ennesimo santuario dell’industria marchigiana che passa in mani forestiere e il sollievo per l’entrata di capitali freschi in un’azienda che ha ancora motore per i suoi 300 dipendenti prevalgono due considerazioni oggettive: i mercati vanno di corsa, Jesi sarà sempre più una provincia lombarda. Dopo la banca collegata a doppio filo con Bergamo, Pieralisi avrà il suo riferimento a Milano. 

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