Sgarbi, parolacce e frasi volgari al Maxxi: «Non mi dimetto e non mi scuso, chi mi contesta è ignorante»

Il sottosegretario alla Cultura rigetta le accuse piovute dopo l'intervento al museo romano

Sgarbi, polemica per le frasi volgari al Maxxi: «Non mi dimetto e non mi scuso, no ai ricatti radical chic»
Sgarbi, polemica per le frasi volgari al Maxxi: «Non mi dimetto e non mi scuso, no ai ricatti radical chic»
di Redazione web
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Domenica 2 Luglio 2023, 09:36

Polemica sulle parole pronunciate dal sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi al Maxxi, durante un colloquio con Morgan per l'inaugurazione della stagione estiva del museo romano. L'intervento del critico d'arte ha sconfinato nella volgarità e nel turpiloquio, fra espressioni sessiste ed elogi del membro maschile, tanto da scatenare la protesta dei dipendenti della struttura. Ma Sgarbi non ha alcuna intenzione di abbandonare il suo ruolo istituzionale, nonostante la polemica che lo ha travolto su più fronti. «Se mi dimetto? Ma non scherziamo. Anzi rivendico tutto quello che ho fatto e detto. Se dovessi accettare il ricatto di alcuni dipendenti del Maxxi staremmo freschi».

 

Così al Corriere della Sera il sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi ha commentato le polemiche sull'evento al Maxxi che l'ha visto protagonista. «Come mai se ne vengono fuori 10 giorni dopo? Questa serata c'è stata 10 giorni fa: io rispondevo semplicemente ad alcune domande di Morgan, che conduceva la serata. Siccome Giuli (Alessandro Giuli, presidente del Maxxi n.d.r) è di destra, questi signori radical chic ne hanno approfittato per strumentalizzare questa vicenda».

Parolacce e scuse mancate

Rispetto alle parolacce pronunciate, Sgarbi non chiede scusa: «Era uno spettacolo. C'era goliardia. Allora censuriamo anche Mozart, Lorenzo Da Ponte, Lucio Battisti, Franco Califano... Anche alcune delle loro opere sono piene di riferimenti sessuali e altro». Rispetto alle richieste di dimissioni da parte dell'opposizione «ho letto di Calenda.

Perché la sua politica non è pornografia? Prima ha fatto un accordo con il Pd dandosi bacini e abbracci con Letta. Poi è andato da Renzi, da cui è poi stato ripudiato. Poi con chi mi devo scusare? Con Bonelli? Quello che sostiene la devastazione dell'Italia con tutte queste c... di pale eoliche maledette. E c'è pure il Pd: si fot... pure loro». Sgarbi racconta poi di quando al Mart di Rovereto «i dipendenti scrissero una lettera di protesta, perché mi ero espresso con toni forti sul Covid: io mi ero vaccinato, ma rivendicai che le misure erano ingiustamente restrittive. Questa è cancel culture. Chi contesta le mie parole è un ignorante».

 

Cosa ha detto Sgarbi

Stuzzicato dalle domande di Morgan, Sgarbi a un certo punto ha cominciato a parlare della sua vita sessuale e del numero di donne conquistate, tessendo un elogio del membro maschile. «Houellebecq dice che c'è un momento della vita in cui noi conosciamo un solo organo: il cazzo», ha detto tra l'altro Sgarbi. «Il cazzo è un organo di conoscenza, cioè di penetrazione, serve a capire». «Sta citando Moravia», ha provato a spiegare Giuli. E ancora il critico d'arte: «Poi, dopo i 60 anni, scopri che ci sono anche altri organi, c'è per esempio il colon, il pancreas, la prostata. Io non sapevo che cazzo fosse 'sta prostata, mai incontrata, a un certo punto sui 67 appare la prostata e tu devi fare i conti con questa troia puttana di merda che non hai mai incontrato in vita tua. Il cazzo se ne va e arriva la prostata». Fra una telefonata da un numero sconosciuto («Chi cazzo sei? Cornuto») e l'elenco dei record internazionali di conquiste femminili (in testa Warren Beatty, con 12.500, fino a Kennedy con mille), Sgarbi è passato all'Italia e a se stesso: «Gli osservatori dell'Osce, nel momento in cui ero attivo, valutavano anche 9 al mese». Spazio anche a un aneddoto su Berlusconi, che gli avrebbe rivelato di aver avuto meno di 100 donne, «una tragedia».

La lettera dei dipendenti

Al termine della serata una quarantina di dipendenti del Maxxi, che ha un personale in prevalenza femminile, hanno scritto a Giuli per chiedergli di tutelare la dignità del museo delle arti del XXI secolo, ottenendo un incontro. E sabato sera i dipendenti hanno espresso solidarietà al presidente «per la strumentalizzazione mediatica e politica di una lettera riservata e personale in cui si esprimeva una riflessione collettiva. Alla lettera è seguita con immediatezza la risposta del presidente, con l'invito a un incontro importante e significativo».

 

Le critiche dell'opposizione

Il Pd definisce «gravi e volgari le battutacce sessiste pronunciate da Sgarbi all'inaugurazione dell'estate al MAXXI», ma «ancora più grave la reazione di Alessandro Giuli, presidente della Fondazione, che - a quanto riferisce la stampa - di fronte alla garbata e riservata lettera di protesta di 49 dipendenti, una quarantina dei quali donne, ha pensato bene di usare toni intimidatori nel corso di incontri singoli che si sono svolti nel corso di una giornata. Chiediamo al ministro Sangiuliano di venire a riferire in Aula», fanno sapere i componenti delle commissioni Cultura di Camera e Senato. Di «spettacolo deprimente» parla Alessandra Maiorino, vicecapogruppo M5s al Senato, domandandosi «cosa ne pensi Meloni». «Che vergogna. Altro che cultura di destra. Peccato, pensavo Giuli fosse una persona educata. Povera Patria», è il commento del leader di Azione Calenda. «Se questa è 'cultura': insulti, machismo e violenza verbale al Maxxi. Non si può accettare da nessuno, men che meno da chi rappresenta le istituzioni italiane, Sgarbi si vergogni e si dimetta subito. Presidente Meloni ha nulla da dire?», incalza Angelo Bonelli, co-portavoce di Europa Verde e deputato di Alleanza Verdi e Sinistra.

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