Due minuti, 120 secondi in cui succede una cosa sola, rilevantissima: sopravvivere all'incidente mortale a Mestre. C'è una coppia di tedeschi che per due minuti ha mancato quella corsa maledetta. E si è salvata.
Coppia di tedeschi perde l'autobus e si salva
Loro mettono in fila i minuti, le frasi, la catena di gesti e di comportamenti che li ha miracolati. Questa è la storia di una coppia di trentenni di Colonia, Ferhat ed Emine, che era in vacanza a Venezia con la piccola Zara di appena 1 anno. Quella sera i due hanno litigato, si sono fermati a mangiare una pizza e hanno perso l'autobus. Anche se hanno provato in tutti i modi a prenderlo. Basti pensare che a un certo punto hanno cercato di telefonare al campeggio Hu a Marghera per avvertire l'autista del bus Alberto Rizzotto di aspettarli. Anche in quella circostanza sono riusciti, inconsapevolmente, ad allontanare la morte di un millimetro perché hanno sbagliato numero e non si sono mai messi in contatto con il campeggio per chiedere di attendere il loro arrivo prima della partenza.Il bus è partito senza di loro. E loro sono scampati alla morte.
Kölner Paar entkommt Todesbus-Katastrophe in Venedig | News | https://t.co/SCBbnjnyZu https://t.co/wh4pJro03J
— Jörg Völkerling (@jv_joevoe) October 5, 2023
Loro che volevano semplicemente rientrare dalla gita a Venezia in tempo per vedere la partita di Champions League Copenhagen-Bayern. «C'era la partita - ha raccontato Ferhat alla Bild - Ma abbiamo saltato l'orario delle 19.30 di due minuti. Mi sono lamentato con mia moglie: "Faremo tardi per colpa tua e non potrò guardare la partita". Poi abbiamo aspettato la corsa successiva alla stazione Marittima. Abbiamo atteso un'ora: 20.30, 35, 40, il bus ancora non c'era. Altri hanno chiamato l'hotel e hanno detto che c'era stato un grosso incidente, ma ovviamente ancora non sapevamo che si trattava della nostra corriera».
Anche Emine ricostruisce quegli attimi: «Mentre aspettavamo, alle 19.32, diverse auto della polizia andavano in quella direzione. Ci chiedevamo perché non arrivasse l'autobus, avevamo con noi una bimba piccola e c'erano anche persone anziane che aspettavano lì. Poi è arrivata la notizia che c'era stato un incidente». Sono tornati all'alloggio a piedi camminando per quaranta minuti. Solo poco dopo, guardando il telegiornale, hanno collegato le notizie e hanno capito che quello precipitato era il bus che avrebbero dovuto prendere loro.
Sono più di 72 ore che ripercorrono quei momenti, li ricompongono pazienti, pesano le parole che si sono detti, benedicono quel litigio e quell'attardarsi di soli due minuti che li ha tenuti in vita.
Spiega Emine quegli istanti comuni a tante coppie quando magari sopraggiunge la stanchezza durante una vacanza in cui la sera diventa faticoso persino decidere cosa fare o dove mangiare: «Non riuscivamo proprio a decidere dove volevamo mangiare. Siamo arrivati nel centro storico alle 19, ma non avevo voglia di portare il passeggino sui ponti più grandi. Alle 19.22 ho detto a mio marito: va bene, andiamo a mangiare in albergo».
Aggiunge lui: «Volevo vedere la partita e volevo mangiare una vera pizza cotta nel forno a pietra qui in Italia. E ho notato che a Venezia non c'era. Ho pensato: che mangi qui o in hotel, è la stessa cosa. Ecco perché volevamo andare in hotel con il pullman delle 19.30. Ma lo abbiamo perso e forse è per questo che siamo ancora vivi adesso». Forse. Tutto è avvolto nell'incertezza perché è impossibile decifrare il senso di una banalissima corsa persa che diventa un colpo di fortuna clamoroso: un appuntamento mancato con la morte.
«Non siamo riusciti a dormire fino alle 2 del mattino quando ci siamo davvero resi conto di cos'era successo. Non abbiamo saputo fare altro che abbracciare nostra figlia», hanno detto al giornalista della Bild. E c'è da scommettere che continuino a chiedersi ancora perché.