SAN BENEDETTO - «Sono le 4 di mattina e io sono sveglia da due ore per la musica che si fa sempre più incalzante. Ho la sveglia alle 6 e mi attende una giornata di lavoro impegnativa». È affidata alla tastiera dei social lo sfogo di una residente di San Benedetto - che vuole restare anonima - ma che solleva un problema reale, in aggiunta a quello che tutti gli anni mette di fronte chi vive di turismo o si vuole divertire e chi fa tutt’altro mestiere e non guadagna direttamente o indirettamente con l’accoglienza.
Le motivazioni
Due le questioni che la cittadina solleva: la prima, nota, la musica troppo alta degli chalet che hanno la licenza di pubblico esercizio e la seconda che rappresenta per così dire la novità di questa estate post Covid: la musica, anch’essa ritenuta troppo alta, dei locali che invece non hanno neppure il permesso ma, allo stesso modo se non di più, fanno un gran chiasso per assicurare ai propri clienti il divertimento.
Il regolamento
Resta il fatto che non si possono da un lato superare i decibel previsti: la prefettura nella tarda primavera ha invitato a una campagna di sensibilizzazione che prevede controlli fonometrici e al riguardo tre vigili urbani sono stati iscritti ad un corso di formazione, dal titolo “Errori più comuni nelle misure acustiche ed incertezza di misura” anche perché il regolamento è vecchio di 23 anni; dall’altro non si può fare movida né il centro né sul lungomare se non in possesso di una regolare autorizzazione. L’ordinanza - vale sempre la pena ricordarlo - fissa alle 5 la chiusura dei locali che fanno discoteca, mentre bar e ristoranti devono abbassare le saracinesche alle 3. Dopo l’una di notte i bar che non hanno la licenza di pubblico spettacolo possono fare musica ma solo in filodiffusione e c’è l’imperativo a non somministrare alcolici ai minorenni con la richiesta tassativa dei documenti per accertarne la maggiore età, se non a rischio chiusura dei locali.