Decibel a mille e notti in bianco, la Riviera si dà alla pazza gioia. Ma c'è chi non la prende bene

La musica in spiaggia
La musica in spiaggia
di Laura Ripani
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Sabato 12 Agosto 2023, 06:30 - Ultimo aggiornamento: 15:20

SAN BENEDETTO - «Sono le 4 di mattina e io sono sveglia da due ore per la musica che si fa sempre più incalzante. Ho la sveglia alle 6 e mi attende una giornata di lavoro impegnativa». È affidata alla tastiera dei social lo sfogo di una residente di San Benedetto - che vuole restare anonima - ma che solleva un problema reale, in aggiunta a quello che tutti gli anni mette di fronte chi vive di turismo o si vuole divertire e chi fa tutt’altro mestiere e non guadagna direttamente o indirettamente con l’accoglienza.


Le motivazioni


Due le questioni che la cittadina solleva: la prima, nota, la musica troppo alta degli chalet che hanno la licenza di pubblico esercizio e la seconda che rappresenta per così dire la novità di questa estate post Covid: la musica, anch’essa ritenuta troppo alta, dei locali che invece non hanno neppure il permesso ma, allo stesso modo se non di più, fanno un gran chiasso per assicurare ai propri clienti il divertimento.

Anche il gruppo Capitan Fracassa si lamenta con tutto un coro di persone. A dir la verità la questura ha già operato in questi mesi per far smettere chi non segue le regole e non ha richiesto la licenza. Nei giorni scorsi sono stati sanzionati due chalet, nel tratto centrale del lungomare sambenedettese dove gli agenti hanno trovato che in uno dei due locali era in corso una festa, all’aperto, con dj, mentre nell’altra era in corso un concerto. È scattato l’ordine di cessazione immediata di qualsiasi forma di attività di pubblico spettacolo e i gestori dei due stabilimenti dovranno pagare una sanzione e, se dovessero ripetere la violazione , a un’ordinanza di chiusura per 7 giorni. Lo prevede tra l’altro anche il regolamento comunale che consente però agli chalet assimilati alle discoteche di tenere aperto fino alle 5 del mattino. Proteste arrivano anche in questi casi, però: mentre infatti nella parte bassa della città i muri delle case attenuano la musica, al Paese Alto questa si sente fino alla mattina. «Se una città vuole fare turismo - spiega l’assessore alle attività produttive Laura Camaioni - si deve mettere nelle condizioni di farlo. Sì quindi a una movida che rispetti le regole no a chi vuole fare serate senza criterio. Siamo durante la settimana di Ferragosto, magari ci vuole un po’ di tolleranza, ma comunque la polizia municipale è in azione e ha già elevato 3 verbali agli indisciplinati e altri 3 sono in itinere. Un locale è stato chiuso dalla questura».


Il regolamento


Resta il fatto che non si possono da un lato superare i decibel previsti: la prefettura nella tarda primavera ha invitato a una campagna di sensibilizzazione che prevede controlli fonometrici e al riguardo tre vigili urbani sono stati iscritti ad un corso di formazione, dal titolo “Errori più comuni nelle misure acustiche ed incertezza di misura” anche perché il regolamento è vecchio di 23 anni; dall’altro non si può fare movida né il centro né sul lungomare se non in possesso di una regolare autorizzazione. L’ordinanza - vale sempre la pena ricordarlo - fissa alle 5 la chiusura dei locali che fanno discoteca, mentre bar e ristoranti devono abbassare le saracinesche alle 3. Dopo l’una di notte i bar che non hanno la licenza di pubblico spettacolo possono fare musica ma solo in filodiffusione e c’è l’imperativo a non somministrare alcolici ai minorenni con la richiesta tassativa dei documenti per accertarne la maggiore età, se non a rischio chiusura dei locali.
 

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