SAN BENEDETTO Terremoto al Madonna del Soccorso. Si è dimesso il primario di Ortopedia Remo Di Matteo. Un fulmine a ciel sereno che vede coinvolto uno dei direttori più quotati e stimati della sanità sambenedettese. In questo modo il nosocomio locale perde un altro pilastro e la crisi è sempre più profonda.
L’iter
L’ennesima goccia che rischia di far traboccare un vaso pieno da tempo.
Nominato primario nell’ottobre del 2020, Remo arrivò dall’ospedale di Camerino dove ricopriva lo stesso ruolo nel medesimo reparto, da qui la partecipazione al concorso e la nomina presso il nosocomio rivierasco che per lui rappresentò un ritorno a casa. A Camerino era stato scelto per dirigere il reparto di Ortopedia nel 2017 dall’allora direttore Alessandro Maccioni. Di Matteo infatti laureatosi a Chieti dove si era specializzato in ortopedia e traumatologia aveva iniziato la carriera nel 2006 presso l’ospedale di Macerata dove era rimasto fino a quando aveva vinto il concorso indetto dall’Asur di Camerino. Di Matteo era stato nominato anche medico ufficiale del Circolo tennis Maggioni.
Dimissioni che arrivano in un momento molto critico per la sanità sambenedettese che soffre per la carenza di personale, con alcuni contratti degli operatori non rinnovati, reparti in pieno smantellamento, ultimo, solo in ordine di tempo, la Medicina d’urgenza che con la riorganizzazione ha perso medici e posti letto e con una struttura che fa sempre più fatica a offrire servizi e prestazioni adeguati.
La crisi
Questo addio dichiara ufficialmente aperta la crisi della struttura ospedaliera già da tempo in grande difficoltà, con medici che preferiscono approdare in altri nosocomi come avvenuto in Pronto soccorso che negli ultimi anni ha perso diversi professionisti, alcuni andati a lavorare nelle strutture private. Alla base c’è un budget risicato e quindi mancanza di fondi e di politiche di investimento che lentamente hanno depauperato il Madonna del Soccorso fino a decisioni come quelle dell’ex primario Di Matteo. Situazioni che vanno a incidere anche sulla mobilità attiva in quanto finora erano in tanti coloro che, provenienti dal vicino Abruzzo, sceglievano l’Ortopedia rivierasca per farsi curare.