SAN BENEDETTO - Primo tra eletti nel Consiglio Superiore della Magistratura nella categoria dei pubblici ministeri è stato il magistrato sambenedettese Eligio Paolini. Già sostituto procuratore della Dda di Firenze, Paolini ha svolto il primo incarico presso la procura di Gorizia e poi in quella di Prato. Nonostante l’impegno a cui è chiamato, Paolini non dimentica la città rivierasca.
«Il mio cuore è a San Benedetto, i più bei ricordi dell’Infanzia e dell’adolescenza sono legati alla Riviera - dice -: sono nato e cresciuto in zona Ascolani, penso agli incontri parrocchiali a San Filippo Neri ma anche alle trasmissioni radiofoniche di Radio Ponte Marconi e di Prima Rete Sambenedettese. Purtroppo per necessità professionali mi sono allontanato, torno perché ho ancora affetti importanti ma lo faccio sempre più raramente torno e di questo me ne dolgo. Ogni volta che vengo a San Benedetto, per trascorrere un momento di relax, mi reco in uno dei luoghi dell’anima come il molo sud. Conservo ancora straordinarie amicizie, nonostante i diversi percorsi». Non chiamatela missione.
L'impegno in magistratura
La carriera da magistrato per Paolini è frutto dell’impegno profuso, una scelta consapevole, un’attività di altissima responsabilità. Un percorso che lo ha portato ad affrontare sfide sempre nuove: «Dopo il servizio militare, all’epoca obbligatorio - aggiunge -, avevo aperte diverse strade. La magistratura era una di queste, un’attività professionale che mi interessava. Ho studiato sodo, anche per altri concorsi. Quando ho superato quello in magistratura ho deciso di intraprendere questa strada. Non mi viene da dire che ho fatto il magistrato per missione o per vocazione, io ho sempre guardato con diffidenza quelli che dicono che hanno la spada infuocata della giustizia in mano.
Il principio
Quanto poi ai magistrati che entrano in politica e poi tornano in magistratura Paolini rimarca quanto sia necessario garantire al cittadino il principio di imparzialità: «Da una parte non si può impedire al magistrato per costituzione di poter candidarsi ed essere eletto, non c’è dubbio che questo genera un disagio nel rientro o nel caso di mancata elezione. La legge Cartabia ha trovato una soluzione compromesso prevedendo un reingresso in magistratura ma non direttamente nella giurisdizione per periodo di tempo. A mio parere ci deve essere una garanzia per i cittadini che quella espressione politica non sia poi trasfusa nell’attività professionale» Altro tema molto sentito dai cittadini è quella della responsabilità dei magistrati. Il sistema attuale è quello della responsabilità indiretta: il cittadino che si ritiene leso può esercitare il suo diritto nei confronti dello Stato: «Al di là della narrazione che passa ci sono stati diversi casi in cui lo Stato si è rivalso nei confronti dei magistrati».