San Benedetto, l'assessora Lazzari si sfoga: «Volevano che mi dimettessi dopo 6 mesi. Ho una mia dignità»

San Benedetto, l'assessora Lazzari si sfoga: «Volevano che mi dimettessi dopo 6 mesi. Ho una mia dignità»
San Benedetto, l'assessora Lazzari si sfoga: «Volevano che mi dimettessi dopo 6 mesi. Ho una mia dignità»
di Alessandra Clementi
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Venerdì 20 Ottobre 2023, 02:05 - Ultimo aggiornamento: 11:50

SAN BENEDETTO - Aveva annunciato di togliersi qualche sassolino dalle scarpe ma sono stati veri macigni quelli da cui si è voluta liberare l’assessora Lina Lazzari spiegando i motivi per cui ha riconsegnato le deleghe nelle mani del sindaco Spazaffumo. Un divorzio partito da lontano, che ha visto mettere in campo una vera congiura da parte della maggioranza ma ora la palla è nelle mani del primo cittadino che dovrà revocarle l’incarico. 


La congiura


Tutto è partito da martedì scorso quando l’assessora Lazzari è stata convocata nello studio del sindaco.

Un faccia a faccia dove Spazzafumo le avrebbe detto che ben sei consiglieri chiedevano la sua testa. Parole di fronte alle quali Lazzari ha ribadito che lei non aveva motivo per dimettersi. Da qui la lettera, protocollata poche ore dopo, nella quale si legge “Rimetto le deleghe nella disponibilità del sindaco”. Quindi nessuna dimissione, tanto che a oggi Lazzari è assessore senza deleghe e ora si attende la revoca della nomina da parte del sindaco che potrebbe arrivare nelle prossime ore. Ma da dove nasce lo scontro? Da lontano.

Oggi a rivelarlo è la stessa Lazzari, che nella cornice neutra della sede dell’associazione Pescatori, rimanendo in piedi come uno studente interrogato, vuota il sacco e fa sapere che già al momento della sua nomina ad assessore nel 2021 il consigliere Umberto Pasquali le avrebbe proposto di rimanere in carica solo sei mesi per poi dimettersi ed entrare in consiglio. «Questa la grande strategia politica del consigliere – spiega Lazzari – alla quale mi sono rifiutata di dare seguito per la dignità che ho verso la mia persona, così come riunioni sui trasporti scolastici di mia competenza organizzate senza invitarmi». Una sorta di staffetta che oggi avrebbe visto, molto probabilmente, Lazzari ingrossare le fila dell’opposizione. Due anni difficili, quelli tratteggiati dall’assessora, come in una convivenza da separati in casa. E tra le criticità maggiori Lazzari ha ricordato la questione Bambinopoli essendosi fortemente opposta alla decisione di pagare il gestore del parco per poter tornare in possesso dell’area comunale. Così il fatto che molte feste fossero state inserite nel capitolo di spesa della cultura nonostante l’avessero invitata a non occuparsene.

«Non si può assistere a una maggioranza- ha tuonato Lazzari - che discutere per un’ora e mezza l’asfalto da rifare in via Volta. San Benedetto merita di più». Una crisi che parte da lontano. Allora perché rimanere fino a oggi? Ed è qui che Lazzari ha snocciolato i progetti che ha voluto portare avanti e per cui è rimasta in sella finora nonostante tutto. «Sono rimasta- ha spiegato - per la stagione teatrale ha già venduto tutti gli abbonamenti, per dare una nuova vita a Villa Rambelli, per ristrutturare Palazzo Picentini, perché venisse realizzata una biblioteca a Porto d’Ascoli, perché il Vivaldi avesse una sua sede, per terminare la Villa Marittima, per portare avanti il tavolo delle pari opportunità, per realizzare una cineteca con le opere del Bizzarri». 


La procura


C’è anche un’eredità pesante da parte dell’amministrazione e che peserà anche sulle spalle di Lazzari, riguarda l’esposto che la vede coinvolta insieme al resto della giunta dopo la denuncia di Fabio Bagalini sui finanziamenti in campagna elettorale. Al riguardo l’assessora afferma: «E’ tutto in mano alla Procura e rimaniamo in attesa». Sarà presente alla prossima giunta? «Se verrò invitata valuterò. Non mi appartiene andare dove non sono gradita».

 

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