SAN BENEDETTO - La rivoluzione è riuscita solo a metà. Rinnovato il vertice del Centro Agroalimentare martedì sera attraverso un accordo tra Comune e Regione per muovere un po’ di pedine e cambiando essenzialmente solo il presidente con la nomina dell’avvocato Paolo Vulpiani, il tutto senza coinvolgere il Comune di Monteprandone che si è ritrovato davanti a giochi già chiusi.
L’organigramma
Il nuovo consiglio di amministrazione del CaaP è formato dal presidente Vulpiani che prende il posto di Roberto Giacomini a sua volta passato al ruolo di vice presidente, riconfermata Francesca Perotti quale amministratore delegato.
«È stato un rinnovo del Cda – spiega l’assessore delegato alle partecipate Domenico Pellei – nel segno della continuità e del percorso tracciato in questi anni, però la presidenza era importante che fosse un nome nuovo espresso dall’intera maggioranza». Presenti all’assemblea oltre al Comune sambenedettese Fausto Calabresi per la Camera di commercio, l’assessore regionale Andrea Antonini e Meri Cossignani assessore di Monteprandone.
Le polemiche
Non sono mancate polemiche visto che il Comune di Monteprandone non sarebbe stato coinvolto nella discussione dei nomi a differenza di quanto avvenuto con i soci privati. Così l’ente rappresentato dalla delegata Cossignani ha ritenuto opportuno astenersi dal voto pur condividendo la scelta dei nomi ma non la metodologia che avrebbe escluso il socio pubblico di minoranza. Al riguardo l’ex consigliere regionale Fabio Urbinati dice: « Mi pare evidente che sia Regione Marche che Comune non abbiano potuto non riconoscere il buon lavoro di risanamento degli ultimi 5 anni. Si spiega in parte la sostituzione del presidente. Risulta evidente che si tratta una mera esigenza del Comune di San Benedetto. In particolare di una sua componente politica di maggioranza. Un’azione poco etica ma ci può stare. È invece inspiegabile la mancata riconferma di Stefania Silvestri nel collegio dei revisori. Una figura professionale di livello elevatissimo che aveva operato con serietà e rigore. In questo caso è evidente un’esigenza di poltrone. Questo non doveva essere permesso. Silvestri andava riconfermata e soprattutto messa al riparo da manovre di “caminetto”. La fortuna è che i professionisti restano. Alcuni politici invece passano».
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