SAN BENEDETTO - Il trasferimento del mercato ambulante sul lungomare, la concomitanza di grandi eventi ma concentrati in pochi giorni, il traffico caotico, sono la goccia che ha fatto traboccare il vaso anche per il presidente di Confindustria Ascoli, Simone Ferraioli. «Proprio in questi giorni - dice - mentre ricordavamo a qualche tavolo istituzionale l’immenso disagio vissuto su questo territorio, abbiamo assistito a scelte dell’amministrazione di San Benedetto che hanno murato la città per due settimane, con disagi mai ricordati alla cittadinanza e ai turisti. Credo che questo accada per supponenza, mancanza di dialogo e volontà di coinvolgere operatori nelle scelte strategiche».
L’emarginazione
Ferraioli traccia un parallelo con Palazzo Arengo dove c’è un canale aperto e si lavora in sinergia su alcune progettualità. «Con incredibile rammarico - prosegue Ferraioli - invece, l’amministrazione Spazzafumo, fra l’altro guidata proprio da un imprenditore, dapprima ci ha contattato per un contributo fattivo della nostra associazione, poi, nonostante il lavoro svolto, le progettualità illustrate, ci ha in sostanza lasciati con un “le faremo sapere”.
La visione
Per il presidente degli industriali non c’è una visione, ma solo eventi spot, influencer. «Un turista in vacanza in Riviera ci tornerebbe dopo aver visto le bancarelle su uno dei lungomari più belli d’Italia, non aver trovato un parcheggio, rinunciato a spendere nei negozi perchè il centro è irraggiungibile, passato ore in coda? Nel pieno dell’estate, nella città già più densamente abitata delle Marche, quando le attività fanno il picco di fatturato, ci troviamo una città paralizzata, la gente è inferocita, non si riesce neppure ad arrivare a lavoro, la gente ha difficoltà persino a recarsi nelle strutture sanitarie». Per Ferraioli bisognerebbe guardare ai modelli Puglia, Toscana, Sardegna, anche all’Umbria.
I timori
«Non discutiamo in astratto la bontà di portare sul territorio eventi, per carità - conclude Ferraioli - ma capacità di contestualizzarli, rispetto alla stagionalità, ai piani di mobilità. Abbiamo associati con voglia di fare, competenze, risorse, per creare stabile occupazione e crescita economica. Ma se non c è la visione politica, l’investimento privato è quasi fine a se stesso e finisce per morire. Registro, purtroppo, una forte preoccupazione. Abbiamo davvero imprenditori pronti a investimenti milionari ma che lamentano quello che abbiamo già vissuto come associazione, un muro che si rifiuta di dialogare».