SAN BENEDETTO - Il primo tassello per il nuovo Ballarin è stato apposto. Alle 9 di ieri mattina è arrivata una pec presso l’ufficio dei lavori pubblici contenente il progetto preliminare firmato dall’archistar Canali. Elaborato accolto con il più stretto riserbo da tecnici e amministratori tanto da dare adito a numerose polemiche.
Il preliminare
La prima stesura della riqualificazione dell’ex stadio vede la curva sud scomparire, resta solo il muro ovest tutelato dalla Soprintendenza e per il resto un parco senza strutture perimetrali.
Come si presenta il progetto? «E’ rimasto davvero poco dell’elaborato presentato in Auditorium da Canali – spiega Bagalini – questo significa che la cittadinanza non è stata affatto coinvolta in quest’ultima stesura. La curva sud è scomparsa, rimasta solo una tettoia. Ciò che mi ha più sconvolto è che metà campo risulta arredato ma la restante metà è un prato brullo, i tecnici hanno spiegato che si tratta solo di un preliminare ma il rischio è di ritrovarsi con un’incompiuta e soprattutto non c’è nulla di nuovo, a questo punto era meglio affrontare un concorso di idee».
Lo studio
Intanto emerge uno studio elaborato dal comitato “Rigenera SBT” e illustrato nel corso di un convegno sulla “Rigenerazione urbana”, svoltosi lo scorso anno, in cui era emerso come tutte le strutture del Ballarin fossero gravemente compromesse ed inagibili e quindi da demolire.
«Dopo un’indagine accurata realizzata per noi da “Drone Italia”- spiega l’architetto Daniele Paolini - erano emerse infatti enormi criticità sulla bontà e resistenza dei materiali e da un’analisi prettamente tecnica ed economica sarebbe stato meglio demolire tutto piuttosto che conservare. Sia chiaro nessuno può dimenticare una storia, sia pur breve ed intensa avvenuta nella nostra città, ma egualmente ci chiediamo: può un fatto avvenuto oltre 40 anni fa incidere così pesantemente sulle sorti urbanistiche di un sistema urbano strategico per la nostra città? A oggi si assiste a una Babele di grandi annunci e progetti quasi sempre anacronistici e inadeguati. Anche un valente architetto come Canali ha attuato un pregevole “lifting ambientale”. Ma dal punto di vista urbanistico ci chiediamo: “può lo sviluppo urbanistico ed architettonico della città essere attardato o bloccato da ricordi, anche se pregnanti e penetranti nella memoria dei concittadini?».