Le criticità
Il problema chiave e crescente è quello della presenza dei lupi che, ormai numerosissimi, aggrediscono greggi e allevamenti. «Continuiamo ad assistere inermi alle stragi di pecore che avvengono sui pascoli e nelle stalle per una presenza eccessiva di lupi – dicono – e chiediamo che a livello nazionale il lupo non venga più riconosciuto come specie in via di estinzione e ci siano piani di contenimento e di selecontrollo, come per tutte le altre specie selvatiche. Le uniche due formule di difesa che abbiamo sono recinzioni ad hoc e cani pastore. L’assessore all’Agricoltura Andrea Antonini aveva accolto favorevolmente diverse nostre proposte, affermando pubblicamente che i bandi erano pronti.
Lo studio
Gli allevatori rimarcano che i numeri sembrano confermare che il lupo ormai non è più in pericolo, poiché censito come “Least concern” dallo Iucn, ovvero a rischio minimo di estinzione, in quanto non soddisfa nessuno dei criteri delle categorie in pericolo generale, in pericolo critico, vulnerabile o prossimo alla minaccia di estinzione. «Occorre – concludono i pastori - che le istituzioni definiscano un piano nazionale come quello che hanno fatto altri Paesi Ue, tipo Francia e Svizzera, per la difesa degli agricoltori e degli animali allevati. Serve responsabilità nella difesa di allevamenti, pastori e allevatori che con coraggio continuano a presidiare le montagne e salvaguardare il paesaggio. Senza i pascoli le montagne muoiono e l’ambiente si degrada». Secondo l’Ispra la gran parte della popolazione dei lupi è concentrata lungo gli Appennini, dove sono 2.400 gli esemplari sui 3.300 presenti in Italia.
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