Cauta soddisfazione da parte di Coldiretti Ascoli-Fermo. Il presidente Stefano Mazzoni: «Che in Europa si inizi a parlare dei potenziali pericoli dei lupi è un passo avanti, ma diventa inutile se in Italia dovesse continuare a essere considerata una specie vulnerabile. Secondo l’Ispra, in Italia ci sono 3.300 esemplari e quindi urge una revisione dello stato di conservazione.
Cento incursiono documentate negli ultimi 5 anni
Negli ultimi 5 anni, tra le province di Ascoli e Fermo, sono avvenute oltre 100 incursioni di predatori verso gli allevamenti, il 24% del totale marchigiano, secondo la Regione, che valuta circa 1.500 uccisioni tra capre, pecore, vitelli e cavalli. Numeri limitati ai casi ammessi a rimborso, ovvero quando i capi vengono ritrovati sbranati, lasciando fuori statistica tutti i capi dispersi o schiacciati nella calca che si crea all’interno delle stalle durante gli attacchi. Senza contare il mancato reddito dovuto agli aborti spontanei o alla riduzione di produzione di latte. Solo per capre e pecore, le specie più attaccate, negli ultimi 10 anni, si sono persi il 47% degli allevamenti ascolani e il 51% di quelli fermani. Intanto c’è una proposta di legge in Parlamento, con tra i promotori l’onorevole del Pd Augusto Curti, che mira ad una regolamentazione, agendo specialmente su sterilizzazione degli ibridi lupo-cane (incroci già in atto) e dei cani randagi per prevenire la proliferazione, nonché fondi risarcitori per gli allevatori. «Il rischio è l’abbandono delle montagne e delle aree interne da parte di tante famiglie e dei tanti giovani che sono tornati per ripristinare la biodiversità perduta, con il recupero delle storiche razze italiane di mucche, capre e pecore» dice Coldiretti.
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