Infermiere killer di anziani, l'accusa: «Ecco le vittime di Leopoldo»/ Tutti i nomi

Infermiere killer di anziani, l'accusa: «Ecco le vittime di Leopoldo»
Infermiere killer di anziani, l'accusa: «Ecco le vittime di Leopoldo»
di Gianni Bernardi e Luigi Miozzi
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Martedì 16 Giugno 2020, 23:04 - Ultimo aggiornamento: 17 Giugno, 04:15

ASCOLI - Per l’accusa Leopoldo Wick, l’infermiere della Rsa di Offida arrestato lunedì, iniettava dosi letali di farmaci per uccidere gli anziani ricoverati nella struttura sanitaria. La Procura ritiene che abbia provocato la morte di otto persone e per quattro di loro il decesso sarebbe avvenuto per avvenuta per intossicazione acuta da promazina, un farmaco neurolettico rilevato a livelli molto alti nel sangue di Domenica Grilli, deceduta il primo novembre del 2018; Luigi Salvucci, morto il giorno successivo; Maria Antonietta Valentini, il cui cuore ha cessato di battere l’11 dicembre di quello stesso anno e in Lucia Bartolomei, l’anziana il cui decesso avvenne il 10 febbraio del 2019. Il corpo venne poi sottoposto anche ad esame autoptico. 



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Per gli inquirenti, l’infermiere avrebbe fatto ricorso ad una somministrazione indebita di insulina per uccidere l’8 gennaio del 2017 Teresa Vagnoni; Lucia De Angelis, deceduta il 2 novembre del 2018 e Vincenzo Gabrielli, il cui decesso avvenne il 25 febbraio del 2019 e il cui funerale venne bloccato per poter eseguire prima l’autopsia. Nel caso della morte di Domenica Alfonsi, avvenuta il 16 luglio del 2018, il decesso sarebbe avvenuto per luna intossicazione di psicofarmaci. Per la Procura non ci sono dubbi, a compiere questi omicidi è stato Leopoldo Wick con l’aggravante di averlo fatto con «mezzi insidiosi e con abuso dei poteri e violazione dei doveri inerenti la funzione di infermiere che espletava». 
 
L’indagine 
La lunga e complessa indagine che ha portato all’arresto del cinquantasettenne ha posto sotto i riflettori il suo comportamento sul luogo di lavoro. Un comportamento che aveva destato più di un sospetto sui suoi colleghi. È stata proprio la testimonianza di una operatrice sanitaria della casa di riposo a dare il via alle indagini. La donna, infatti, aveva avuto il sospetto che qualcosa non andasse e ne aveva parlato anche con i colleghi e con i suoi superiori senza che però i suoi timori venissero presi in seria considerazione tanto da indurla poi a rivolgersi direttamente ai carabinieri di Offida. Ma nel frattempo, secondo quanto emergerebbe dal corposo fascicolo di inchiesta che la Procura ha messo insieme in poco meno di due anni di indagini, l’operatrice sanitaria, preoccupata dalla situazione, aveva messo in guardia alcuni dei familiari di alcuni ospiti della residenza sanitaria tanto che, il figlio di uno di questi, nel constatare l’improvviso peggioramento dello stato di salute del proprio congiunto aveva richiesto che gli venissero fatte delle analisi del sangue. Lo stesso figlio, aveva poi potuto accertare che con il passare dei giorni lo stato di salute della persona anziana ricoverata era migliorato. Nel frattempo, l’operatrice sanitaria racconta agli investigatori alcuni particolari che con il passare dei giorni trovano conferme. 

La pistola 
Tra questi, la donna riferisce anche di aver intravisto spuntare dallo zaino che l’infermiere portava sempre con se una pistola. All’interno della struttura, i carabinieri montano delle telecamere nascoste per riprendere il comportamento di Leopoldo Wick e di tutto il personale in servizio. Le immagine registrate all’inizio del 2019 mostrano l’infermiere che mentre si trovava in servizio, di prima mattina, entrare nel magazzino, estrarre presumibilmente dallo zaino una pistola e dopo aver aperto la finestra, sparare alcuni colpi. Dal rumore registrato nell’intercettazione ambientale, gli inquirenti desumono che possa trattarsi di un arma ad aria compressa. Particolare, questo, che dimostrerebbe anche l’attendibilità della testimone. 

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