ASCOLI - Per l’accusa Leopoldo Wick, l’infermiere della Rsa di Offida arrestato lunedì, iniettava dosi letali di farmaci per uccidere gli anziani ricoverati nella struttura sanitaria. La Procura ritiene che abbia provocato la morte di otto persone e per quattro di loro il decesso sarebbe avvenuto per avvenuta per intossicazione acuta da promazina, un farmaco neurolettico rilevato a livelli molto alti nel sangue di Domenica Grilli, deceduta il primo novembre del 2018; Luigi Salvucci, morto il giorno successivo; Maria Antonietta Valentini, il cui cuore ha cessato di battere l’11 dicembre di quello stesso anno e in Lucia Bartolomei, l’anziana il cui decesso avvenne il 10 febbraio del 2019. Il corpo venne poi sottoposto anche ad esame autoptico.
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Per gli inquirenti, l’infermiere avrebbe fatto ricorso ad una somministrazione indebita di insulina per uccidere l’8 gennaio del 2017 Teresa Vagnoni; Lucia De Angelis, deceduta il 2 novembre del 2018 e Vincenzo Gabrielli, il cui decesso avvenne il 25 febbraio del 2019 e il cui funerale venne bloccato per poter eseguire prima l’autopsia. Nel caso della morte di Domenica Alfonsi, avvenuta il 16 luglio del 2018, il decesso sarebbe avvenuto per luna intossicazione di psicofarmaci. Per la Procura non ci sono dubbi, a compiere questi omicidi è stato Leopoldo Wick con l’aggravante di averlo fatto con «mezzi insidiosi e con abuso dei poteri e violazione dei doveri inerenti la funzione di infermiere che espletava».
L’indagine
La pistola
Tra questi, la donna riferisce anche di aver intravisto spuntare dallo zaino che l’infermiere portava sempre con se una pistola. All’interno della struttura, i carabinieri montano delle telecamere nascoste per riprendere il comportamento di Leopoldo Wick e di tutto il personale in servizio. Le immagine registrate all’inizio del 2019 mostrano l’infermiere che mentre si trovava in servizio, di prima mattina, entrare nel magazzino, estrarre presumibilmente dallo zaino una pistola e dopo aver aperto la finestra, sparare alcuni colpi. Dal rumore registrato nell’intercettazione ambientale, gli inquirenti desumono che possa trattarsi di un arma ad aria compressa. Particolare, questo, che dimostrerebbe anche l’attendibilità della testimone.
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