I primi cittadini del Piceno bocciano i coprifuoco: «Non chiuderemo vie e piazza per scongiurare la povertà»

Ascoli, i primi cittadini del Piceno bocciano i coprifuoco: «Non chiuderemo vie e piazza per scongiurare la povertà»
Ascoli, i primi cittadini del Piceno bocciano i coprifuoco: «Non chiuderemo vie e piazza per scongiurare la povertà»
di Lura Ripani
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Martedì 20 Ottobre 2020, 04:05

ASCOLI - I sindaci piceni ripongono la pistola nel fodero: non saranno sceriffi a meno che la situazione non esca fuori controllo.

Tutti comunque criticano le contraddizioni del nuovo Dpcm che carica sulle loro spalle il dovere di arginare gli assembramenti della movida con l’eventuale chiusura di strade e piazze che, al momento, conunque viene esclusa. Anche ad Ascoli e soprattutto San Benedetto dove in alcuni casi si sono verificate situazioni pesanti. 

Il bilanciamento
«Piuttosto che sbraitare - dice il sindaco di Ascoli Marco Fioravanti - dobbiamo adeguarci alla legge se questa ci addossa responsabilità. Ce le prendiamo ma ci devono mettere nelle condizioni di porre al centro le persone. Se si fa, infatti, un documento e non si prevedono i mezzi economici per attuarlo non possiamo chiudere vie e piazze per poi mettere sul lastrico i commercianti che già vivono una situazione drammatica. Dietro ogni attività c’è una famiglia e il decentramento è positivo solo se vengono dati i fondi per realizzarlo. La legge è legge, per carità, ma bisogna dare risposte ai cittadini: per quanto ci riguarda stiamo facendo uno screening con gli uffici competenti e lo staff amministrativo che ringrazio per l’abnegazione ma al momento escludo di assumere provvedimenti drastici». Dello stesso tenore il commento di Pasqualino Piunti, primo cittadino di San Benedetto che con la movida molesta fa i conti da anni. Anche lui sostiene che non interverrà in maniera pesante «anche perché - sostiene - questo ultimo weekend ha messo in evidenza un rinnovato senso di responsabilità da parte degli avventori che fa ben sperare». Sarà, ma la Riviera ha vissuto momenti drammatici con risse e atti vandalici e da sempre i cittadini del centro esasperati più che dalle “semplici” concentrazioni di giovani dal fatto che queste degenerano. «Proprio stamattina (ieri per chi legge ndr) - aggiunge comunque Piunti - ho chiesto al viceprefetto con il quale ero in videconferenza per altri motivi - di realizzare un incontro virtuale con il prefetto e tutti i miei colleghi allo scopo di coordinare il lavoro in vista di queste ulteriori responsabilità che ci vengono assegnate. Il mio compito di primo cittadino è tenere in equilibrio le esigenze di tutti e per fare questo serve anche un coordinamento con il questore visto che servono agenti in grado di far rispettare i protocolli». Preoccupato di tenere insieme il diritto e scongiurare la povertà è anche Enrico Piergallini di Grottammare. «Fortunatamente - dice - da noi non ci sono situazioni di movida che potrebbero costringermi a chiudere le strade ma mi preoccupo per i colleghi che poterebbero averne. Come chiudere i Navigli ad esempio? Con posti di blocco e agenti che pretendono la prenotazione nei locali, aperti legittimamente fino alle 24, o la carta di identità per verificare la residenza?».
La contraddizione
«Per me la contraddizione di questo decreto non è nello scaricare su di noi, che ce le siamo sempre prese, le responsabilità: anzi il decentramento ben venga perché noi conosciamo meglio i nostri territori, Sta nella fattibilità stessa delle chiusure che, così, non hanno senso».

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