Batosta Covid sui centri commerciali: fatturato -75% a dicembre e adesso nuova chiusura

Ascoli, batosta Covid sui centri commerciali: fatturato -75% a dicembre e adesso nuova chiusura
Ascoli, batosta Covid sui centri commerciali: fatturato -75% a dicembre e adesso nuova chiusura
di Luigina Pezzoli
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Domenica 20 Dicembre 2020, 10:10

ASCOLI - Dal Governo una nuova stretta sui centri commerciali per evitare assembramenti in vista delle festività natalizie. Dal 24 dicembre al 6 gennaio, infatti, i negozi dovranno nuovamente tenere abbassate le saracinesche.

Una scelta che mette a dura prova il settore del commercio come sottolinea Laura Gabrielli vicepresidente del Gruppo Gabrielli e amministratore delegato di Fg Gallerie Commerciali.

«Sicuramente c’è bisogno di restrizioni per contenere i contagi, siamo ancora in piena pandemia e il periodo natalizio, che è il momento del ricongiungimento, costituisce oggettivamente un rischio.

Non sono contraria alle limitazioni, se sono necessarie alla tutela della salute, certo è che i tempi ed i modi con cui vengono prese le decisioni destabilizzano le persone e mettono sempre più in crisi le attività». 

L’analisi

Secondo le stime e le analisi del Consiglio nazionale dei centri commerciali la chiusura nei giorni pre-festivi e festivi sta causando, nel solo mese di dicembre, una perdita stimata del 75% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso: un impatto economico drastico che si somma a una situazione già fortemente compromessa. «Il settore del commercio è messo a dura prova dall’inizio della pandemia – prosegue la Gabrielli - soltanto i generi alimentari ed i presidi sanitari hanno lavorato sempre chiedendo il sacrificio al personale di vendita, ma accogliendo la clientela dopo aver messo in atto tutte le misure dettate dai protocolli di sicurezza. Chi è rimasto aperto lo ha fatto garantendo i distanziamenti, obbligando all’uso della mascherina, sanificando gli ambienti, chiedendo a tutti di sanificare le mani. Credo che per tutti al primo posto venga la salvaguardia della vita umana, ma che a seguire però ci sia la possibilità di una vita dignitosa e il lavoro dà la possibilità d vivere dignitosamente. Le attività del commercio sono un volano occupazionale, e in un momento storico in cui stavano già lottando per combattere l’online, è arrivato il Covid. Mi fa sorridere che ancora si parli di concorrenza tra centri storici e centri commerciali, quando oggi il vero concorrente è la mancanza di un’adeguata normativa che regolamenti il commercio elettronico». 

Poco equilibrio

La pandemia ha favorito il commercio online durante il lockdown, cambiando le abitudini dei cittadini. «Il commercio fisico ha da sempre una funzione di presidio del territorio e sociale, va difeso in ogni sua forma e supportato - conclude la vicepresidente. - Qualcuno ha pensato che chiudendo i centri e parchi commerciali si potessero sostenere le attività dei centri storici, ed invece dopo tre settimane da quella scelta ci si è resi conto che non rispettando l’equilibrio tra domanda ed offerta si sono causati assembramenti nelle vie dello shopping cittadino nei fine settimana e allo stesso tempo nei giorni feriali verso i centri commerciali ci sono stati flussi come se fosse ogni giorno sabato. Forse si poteva evitare questa altalena di chiusure ed aperture. Probabilmente si salveranno quelle catene che hanno investito direttamente nell’online, ma tutti quei negozi a conduzione familiare forse non ce la faranno a resistere, e questo riguarderà sia quelli presenti nei centri commerciali e sia quelli delle grandi vie commerciali e dei centri storici. I negozi di abbigliamento hanno gli scaffali pieni e devono far i conti con la stagionalità: se per loro non arriveranno i ristori o salteranno loro o faranno saltare i fornitori della merce. Mentre le ristorazioni sono state le più penalizzate, spero che pure per loro arriveranno ristori adeguati».

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