ASCOLI - L’analisi delle priorità del Piceno, la valutazione dei punti di forza e di debolezza sono stati l’oggetto di discussione nel convegno andato in scena ieri pomeriggio, organizzato dalla Fondazione Carisap insieme all’Università politecnica delle Marche e al Consorzio universitario piceno. Il territorio registra ottime performance in diversi punti: elevata densità imprenditoriale e forte propensione alla creazione di impresa.
Longevità della popolazione, costante innalzamento del livello di scolarizzazione della popolazione; alto tasso di diplomati e laureati. Presenza di strutture universitarie, buon livello di sicurezza pubblica e tassi di criminalità contenuti. Presenza consolidata del volontariato e dell’associazionismo, coesione delle reti familiari e amicali. Buon livello di qualità ambientale: consumi energetici coperti da fonti rinnovabili e percentuali di raccolta differenziata in crescita.
Elevata mortalità
Performance deboli invece la decrescita demografica, l’invecchiamento della popolazione, l’elevata mortalità per malattie del sistema circolatorio, tumori e patologie del sistema nervoso. Ridotta l’integrazione sociale dei cittadini stranieri, mentre il tessuto imprenditoriale è costituito in prevalenza da micro-imprese: più vulnerabili in caso di crisi, con limitate capacità strategiche e gestionali, poco internazionalizzate, con difficoltà nella successione imprenditoriale. Bassa è la domanda di personale qualificato nel sistema produttivo ed emigrazione dei giovani laureati verso altri territori. Ampi i divari di genere nei tassi di attività e occupazione, progressiva riduzione del numero di imprese attive (soprattutto artigiane), scarsa attrattività internazionale del territorio: limitato grado di apertura verso i mercati esteri, anche in ambito turistico. Si segnala una vulnerabilità economica delle famiglie: i parametri relativi a reddito e patrimonio sono inferiori alla media regionale e nazionale. E poi il fenomeno dei cosiddetti “Neet” (giovani 15-29 che non lavorano e non studiano) in aumento. Tra gli altri dati si segnala la scarsa l’infrastrutturazione per la mobilità; carenze nella infrastrutturazione digitale (soprattutto nell’entroterra), patrimonio edilizio scolastico vetusto, limitata diffusione dei servizi per l’infanzia, offerta di trasporto pubblico locale più bassa della media, oltre alla lentezza della ricostruzione post-sisma e rischio di marginalità delle aree interne.
Dalla ricerca emerge come tra il 2001 e il 2021 la popolazione si riduca in 26 dei 38 Comuni dell’area, con perdite che variano da quella massima di Arquata (-31,8%) a quella di Maltignano (-3,8%).