Ascoli, in 6mila all'addio a Carletto Mazzone, gli ex calciatori in lacrime. I nipoti: «Nonno, ora chi ci consiglierà?»

Seimila all'addio a Carletto Mazzone, gli ex calciatori in lacrime. I nipoti: «Nonno, ora chi ci consiglierà?»
Seimila all'addio a Carletto Mazzone, gli ex calciatori in lacrime. I nipoti: «Nonno, ora chi ci consiglierà?»
di Mario Paci
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Martedì 22 Agosto 2023, 03:25 - Ultimo aggiornamento: 23 Agosto, 12:37

ASCOLI - Una corona di rose rosse come la maglia della Roma, le casacche di Ascoli, Brescia e Perugia, la sciarpa bianconera sopra il feretro. Come sottofondo finale la stessa canzone che accompagnò la bara di Costantino Rozzi fuori dalla chiesa, intonato dal coro Cento Torri. Una bara semplice, come la cerimonia che Carletto Mazzone avrebbe voluto e che la moglie Maria Pia e i figli Sabrina e Massimo hanno esaudito come sua ultima volontà. Fuori dalla chiesa di San Francesco ad Ascoli, più di seimila persone, striscioni e bandiere al vento per tutta la cerimonia nelle piazze del Popolo e Arringo, a scandire il suo nome, a intonare cori, con gli occhi lucidi per avere perso uno dei suoi uomini più illustri. La città si è fermata e non solo per il lutto cittadino durante il funerale per rendere omaggio ad uno degli allenatori più amati d’Italia.


I presenti

Alle esequie molti personaggi del mondo del calcio.

A cominciare dagli ex portieri della Nazionale di calcio, Gianluca Pagliuca e Giovanni Galli, gli allenatori Serse Cosmi, Walter Novellino, Peppe Iachini, Enrico Nicolini, Alessandro Calori, Augusto Gentilini, Massimo Silva, Leonardo Menichini, gli ex calciatori Vincent Candela, Roberto Muzzi, Antonio Dell’Oglio, Meco Agostini, Angelo Calisti, Mario Viviani, l’anziano vice Orlando Nardi, protagonista della doppia promozione dalla C alla A negli anni Settanta. E poi il presidente del Brescia, Massimo Cellino, la delegazione dell’Ascoli calcio al completo, capitanata dal presidente Carlo Neri (vice presidente della Lega di B), il direttore generale Domenico Verdone e l’allenatore William Viali; i gonfaloni di Roma (con alcuni babies della Primavera), Bologna, Fiorentina e Perugia.

A officiare la cerimonia, il parroco amico di famiglia, don Andrea Tanchi. «Era un educatore prima che un allenatore e sapeva unire tutte le anime, politiche, calcistiche, sociali». «In questa chiesa, ci sentiamo una grande famiglia composta da tante città che riconoscono Carlo come un padre. Non è facile salutare un padre ma lo faremo con gratitudine» ha detto il vescovo di Ascoli don Gianpiero Palmieri, il cui fratello aveva un maxi poster di Mazzone in camera da letto. «Mazzone è stato un dono per noi tutti e attraverso lui il Signore ci ha fatto capire molte cose» ha ricordato Piero Coccia, arcivescovo emerito di Pesaro, ex parroco della chiesa del Santissimo Crocifisso a Porta Romana ad Ascoli dove vive la famiglia Mazzone. «Nella sua carriera di allenatore - ha aggiunto - è stato un maestro nel costruire e nel ricostruire calciatori. Il vero fine, però, sta nella sua dimensione umana ispirata all’onestà e alla libertà in un calcio spesso pieno di opportunismi. Carletto non aveva scheletri nell’armadio e il suo modo di essere stato libero e onesto deve essere un esempio per tutti noi».

I messaggi

«Carlo Mazzone non andrà mai via da Ascoli - ha dichiarato un commosso primo cittadino-tifoso, Marco Fioravanti - Ci ha insegnato ad amare le vittorie ma anche le sconfitte, specie se accompagnate magari da una battuta. Carletto Mazzone era un uomo d’altri tempi ma non fuori tempo».

Al termine della funzione funebre hanno preso la parola i tre amati nipoti, Vanessa, Alessio e Iole con toccanti ricordi. «Ora nonno sta per iniziare un’altra partita ma su un altro campo - ha detto Vanessa - E lo farà assieme al suo amico Costantino Rozzi. È stato un grande tecnico in campo, ma soprattutto in famiglia. Da ogni città dove ha allenato è sempre tornato la domenica sera per trascorrere il giorno libero in famiglia. Ma guai a parlare a tavola se la sua squadra aveva perso, rimanevamo tutti in silenzio. Viceversa c’era allegria quando il risultato era positivo».

«Nonno, è stata la persona più importante della mia vita. Mi mancherà tantissimo: ora a chi chiederò quali mosse tattiche e sostituzioni dovevano essere fatte durante le partite?» ha detto Alessio, con la voce rotta dall’emozione, nipote che in questi anni ha curato la pagina social affinchè le migliaia di tifosi potessero inviargli un messaggio di vicinanza nonostante non allenasse più da sedici anni. Infine il saluto dell’ultima nipote, l’attrice Iole: «Di solito si dice sempre che quando una persona muore lascia un vuoto dentro. Al contrario io ritengo che nonno Carletto ci abbia lasciato un pieno di ricordi, di consigli, di esperienze di vita». 

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