«Ci accompagni a prendere il vino?», la stuprano al party. Professore e muratore in manette, caccia al terzo complice

Un altro episodio di violenza di genere
Un altro episodio di violenza di genere
di Stefano Rispoli
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Venerdì 4 Febbraio 2022, 02:00 - Ultimo aggiornamento: 5 Febbraio, 08:35

ANCONA - L’avrebbero convinta a lasciare il party con gli amici con una scusa. «È finito il vino, ci accompagni a prenderlo?». Li ha seguiti. Un passo verso l’abisso. In tre l’avrebbero costretta a subire un rapporto sessuale. Due l’avrebbero immobilizzata sul letto, in piedi, stringendole le braccia. Il terzo l’avrebbe violentata.

Poi, come se nulla fosse, l’avrebbero fatta rivestire per riportarla al festino. Lei, sotto choc, ha afferrato il cellulare e ha chiamato un amico. «Ti prego, portami subito all’ospedale».

 
Il codice rosso 
La visita a Torrette, poi il trasferimento al Salesi, dov’è stata attivata l’Unità di crisi con il percorso del codice rosso che garantisce una corsia preferenziale per le vittime di violenza.

Dal referto medico è arrivata la drammatica conferma: lividi e segni evidenti delle violenze subite. La donna, una commessa anconetana di 35 anni, ha poi trovato il coraggio di raccontare tutto alla polizia. In lacrime ha ripercorso l’inferno vissuto e il terribile epilogo di quella che doveva essere solo una serata di divertimento in compagnia di amici in un’abitazione di Porto Recanati, il 24 aprile scorso, un sabato sera. 


La ricostruzione 
Dopo quasi 10 medi di indagini, gli 007 della Squadra Mobile di Ancona, guidati da Carlo Pinto, in collaborazione con i colleghi di Macerata, diretti dal commissario capo Matteo Luconi, hanno raccolto prove ritenute sufficienti per arrestare due dei tre presunti stupratori, in esecuzione alle ordinanze emesse dal gip di Macerata, Claudio Bonifazi: ora sono rinchiusi a Montacuto, in attesa dell’interrogatorio di garanzia che si terrà oggi, Osvaldo Iannuzzi, 44enne napoletano, insegnante di sostegno nella sede di Castelfidardo dell’istituto superiore Laeng Meucci e Giuseppe Padalino, muratore di 52 anni d’origine piemontese.

Entrambi vivono a Porto Recanati. Quest’ultimo è stato arrestato mercoledì sera nel cantiere in cui lavora. Manca all’appello il terzo uomo che avrebbe partecipato agli abusi: non è stato ancora identificato.

La vittima, infatti, conosceva solo l’insegnante che, secondo gli inquirenti, da qualche tempo interagiva con lei. Sarebbe stato proprio lui a convincerla a lasciare per un momento il party a casa di amici e a seguirla nel suo appartamento di Porto Recanati, insieme al muratore e al terzo uomo ancora da individuare, con la scusa di andare a prendere qualche bottiglia di vino per proseguire la serata.

Il corteggiamento, in un lampo di follia, sarebbe degenerato in una violenza di gruppo, anche se le accuse dovranno essere dimostrate, benché per il giudice siano credibili e confermate da un referto medico, al punto da giustificare la misura del carcere. 


La 35enne, in sede di querela, ha riferito alla polizia di essere stata trascinata con forza su un letto. Sotto choc, ha ricordato che in due la tenevano per le braccia, mentre il terzo - a suo dire l’insegnante - avrebbe abusato di lei. Inutile il tentativo di divincolarsi da quella morsa fatale. Poi la donna è stata accompagnata al party a casa degli amici. I tre pensavano forse di proseguire la serata in allegria.

Ma lei, sconvolta, ha chiesto aiuto a un amico per farsi portare all’ospedale: fonti investigative parlano di «evidenti segni di violenza» e le capillari indagini, basate anche sull’analisi delle celle telefoniche, hanno portato all’arresto di due dei tre presunti autori dello stupro che sarebbe stato consumato con l’inganno.

Tra le carte delle indagini emerge anche una serie di messaggi che l’insegnante avrebbe inviato dopo quella drammatica serata alla vittima. «Come stai?», le scriveva, invitandola a rivedersi e uscire insieme. Galanterie che non sono bastate ad ottenere il perdono e ad evitare il carcere. 

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