JESI - C’è allarme per la diffusione del Covid-19 nelle Case di riposo ed Rsa della Vallesina, strutture che accolgono la fascia più debole della popolazione e dunque quella più a rischio se dovesse subìre l’attacco impietoso del virus. Nella prima ondata di pandemia proprio le case di riposo hanno pagato il prezzo più alto in termini di mortalità tra i nonnini ospiti. Ora c’è massima attenzione e sono state poste in campo tutte le misure precauzionali necessarie a tutelare la fragilità dei 110 anziani ospiti. Alla “Vittorio Emanuele II” di via Gramsci, a Jesi, già dal 14 ottobre sono state vietate le visite: parenti e amici degli ospiti potevano comunicare tramite tablet e smartphone.
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Una precauzione per evitare contatti con l’esterno, che potessero essere veicolo di contagio. «Al momento la situazione è di sette ospiti positivi, tre dei quali in condizioni più serie per i quali è stato necessario il ricovero presso l’ospedale “Carlo Urbani” di Jesi e di altri quattro che invece sono asintomatici, ma sono stati posti in isolamento nelle proprie stanze. In quarantena anche tre operatori e operatrici della struttura, che sono ugualmente asintomatici», dice il direttore dell’Asp-Ambito sociale IX Franco Pesaresi. Sono stati effettuati i tamponi nella giornata di sabato e solo entro stamattina si avranno i risultati, dai quali si potrà evincere se il virus si è esteso ad altri anziani o addetti o meno. Una situazione difficile, di grande ansia. La stessa che vivono anche le altre realtà assistenziali e di accoglienza degli anziani della Vallesina, che hanno vietato le visite in presenza da tempo pur di preservare i propri ospiti. Ansia in particolare per Santa Maria Nuova, paesino dove si registrano 36 positivi e 47 quarantene di cui si contano anche 19 anziani della Casa di riposo-Rsa positivi (su 33 ospiti complessivi).
«Al momento le situazioni di positività degli anziani non sono particolarmente gravi – rassicura il sindaco Alfredo Cesarini - è stato allestito un reparto Covid per gestire meglio gli ospiti che vengono monitorati anche con l’ausilio di personale medico inviato dalla Usca (Unità speciali per la continuità assistenziale).
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