JESI - Al culmine di una lite legata a questioni economiche, avrebbe aggredito e violentato la donna che lo aveva assunto come badante del figlio, gravemente malato. Le manette per un tunisino di 30 anni erano scattate il 21 maggio del 2020 al termine degli accertamenti lampo svolti dai carabinieri, iniziati dopo la denuncia della vittima, una 64enne residente a Jesi. Lo straniero era stato portato nel carcere di Montacuto per poi finire ai domiciliari, misura cautelare ancora in corso.
A nove mesi dai fatti contestati dalla procura, ieri mattina per il 30enne è arrivata una maxi condanna: 8 anni e 10 mesi di reclusione.
Gli accordi prevedevano che l’uomo dovesse lavorare nel domicilio della 64enne per un mese al prezzo di 1.100 euro. Ottocento euro erano già stati elargiti al badante. Lui, da quanto emerso, avrebbe preteso il giorno della violenza i restanti trecento. Di lì, la discussione e l’abuso riferito dalla 64enne, prima ai carabinieri, poi al collegio penale. La difesa ha sempre rigettato le accuse, sostenendo la non compatibilità delle lesioni con una violenza sessuale e il fatto che nessuno dei vicini abbia sentito urlare la donna al momento dell’aggressione subita. La procura aveva chiesto per il tunisino 10 anni di reclusione.