Ancona, badante beffa la vedova: via 500mila euro, si fa donare case e intestare super polizze

A rischio processo la 49enne, il compagno, un bancario e un legale

Ancona, badante beffa la vedova: via 500mila euro, si fa donare case e intestare super polizze
Ancona, badante beffa la vedova: via 500mila euro, si fa donare case e intestare super polizze
di Stefano Rispoli
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Mercoledì 6 Marzo 2024, 07:28 - Ultimo aggiornamento: 7 Marzo, 08:49

ANCONA - Avrebbe convinto una delle vedove più ricche della città a spogliarsi di tutti i suoi beni e ad intestarglieli, con la complicità del compagno e la presunta agevolazione di un consulente finanziario e di un avvocato. Così la badante, una 49enne, sarebbe riuscita a farsi donare due case dalla 94enne e a mettere le mani sull’eredità: nel testamento, a favore suo e del compagno 65enne, figuravano due appartamenti sulla riviera del Conero e polizze vita superiori al milione di euro.

L’assegno

Senza contare la liquidità: la badante si sarebbe fatta intestare un assegno da 350mila euro (riscosso) e, grazie a una delega bancaria sottoscritta dall’anziana, vedova di un avvocato anconetano, avrebbe avuto piena disponibilità del suo conto corrente, da cui avrebbe sottratto altri 150mila euro circa, tramite prelievi fino a 2mila euro al giorno e bonifici per se stessa e per i due figli.

Tutte accuse che andranno dimostrate, se verrà instaurato un processo: lo deciderà il gup Alberto Pallucchini nell’udienza preliminare del 21 maggio, in cui dovrà decidere se rinviare a giudizio la badante, il compagno e altri due imputati, l’avvocato di 69 anni e il 67enne funzionario di banca, tutti anconetani, questi ultimi da sempre consulenti di fiducia dell’anziana e del marito.

La 94enne, ora seguita da un amministratore di sostegno e ieri costituitasi parte civile tramite l’avv. Fabrizio Naspi, secondo l’accusa sarebbe stata indotta dalla badante, complice il Covid, ad isolarsi dalla famiglia. Non ha discendenti diretti, ma parenti di sesto grado (figli di cugini) che lei stessa aveva denunciato per molestie perché non voleva che la chiamassero o si presentassero alla porta (caso poi archiviato). Dal febbraio al novembre 2020 l’imputata e il compagno (difesi dalle avvocate Francesca Petruzzo e Federica Battistoni), secondo le accuse tutte da dimostrare, avrebbero pian piano svuotato il conto corrente dell’anziana e si sarebbero fatti donare o promettere con il testamento i suoi beni.

A settembre 2020 sono partite le indagini della Finanza su impulso dei parenti della presunta vittima. Due mesi dopo, il gip Carlo Cimini, su richiesta del pm Rosario Lioniello, ipotizzando il reato di circonvenzione, ha disposto per la badante e il compagno il divieto di avvicinamento all’anziana che, evidenzia la difesa, è risultata capace di intendere e di volere al momento di fatti, come stabilito dallo psichiatra nominato dal tribunale in sede di incidente probatorio. Per i periti, però, viveva una condizione di particolare fragilità e vulnerabilità: uno status che nel febbraio scorso ha permesso agli eredi di ottenere, in sede civile, la nullità delle donazioni e la revoca del testamento. In una seconda causa di lavoro, la badante è stata condannata a restituire quanto avrebbe sottratto alla donna di cui si prendeva cura (circa 500mila euro).

I professionisti

A rischio processo ci sono anche due professionisti: un legale (difeso dall’avv. Ennio Tomassoni) che per il gip avrebbe «suggerito strategie, modalità e tempistiche per far acquisire» agli imputati «il patrimonio della signora, giungendo anche a contrastare le legittime aspirazioni dei parenti più prossimi alla congiunta» e un bancario (difeso dall’avvocata e senatrice Giulia Bongiorno e dal collega Roberto Balacco) che non avrebbe fatto scattare l’alert di fronte a «inusuali e spropositati prelievi, inspiegabili vista l’età avanzata» dell’anziana. Tra gli indagati figurava anche un noto commercialista, nel frattempo deceduto.

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