OSIMO È arrivato in tribunale scortato da due agenti della polizia penitenziaria e con una cartellina blu per nascondere il volto ai fotografi Tarik El Ghaddassi, in carcere dallo scorso 11 ottobre con l’accusa di aver ucciso a bastonate la moglie Ilaria Maiorano, morta a 41 anni sotto gli occhi delle due figliolette che hanno assistito al massacro. Per la prima volta il 42enne marocchino ha incrociato lo sguardo della suocera e del cognato che ieri in aula, al quinto piano del tribunale, hanno partecipato all’udienza preliminare.
La decisione
Dopo una camera di consiglio relativamente breve, il gup Alberto Pallucchini ha preso una decisione che appariva scontata: il rinvio a giudizio per il presunto responsabile del femminicidio di Osimo.
La difesa, rappresentata dall’avvocato Domenico Biasco, chiedeva il non luogo a procedere, sostenendo che sì in quella maledetta sera dell’11 ottobre 2022 c’era stata una violenta lite nella loro abitazione, durante la quale Ilaria era precipitata dalle scale, ma poi si era rialzata ed era andata a dormire. Il mattino seguente lui era uscito di casa senza sincerarsi delle condizioni della moglie, trovata dal 118 e dai carabinieri in un lago di sangue sul letto, a seguito di uno choc emorragico che, secondo l’autopsia, sarebbe la conseguenza di «un imponente trauma cranio-facciale».
Sarebbe morta fra le 3 e le 6 del mattino, dopo un’agonia durata 4-6 ore, durante la quale le due bambine di 5 e 8 anni sarebbero rimaste sul lettone con la madre, mentre il loro papà dormiva nella stanza accanto. «L’abbiamo visto colpire la mamma con le mani e poi con una sedia», avevano raccontato al giudice. Le due piccole, assistite dalla tutrice Arianna Benni, saranno parti civili nel processo tramite l’avvocato Giulia Marinelli che ha formulato una richiesta di risarcimento di circa 400mila euro per ciascuna bambina. Ieri sono state accolte anche le costituzioni di parte civile della madre e del fratello di Ilaria (con l’avvocato Enrico Ciafardini) e dell’associazione “Il giardino segreto” che tutela gli orfani di vittime di femminicidio.
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