FABRIANO - Alessandra Galea era capace di intendere e di volere al momento dell’omicidio (per cui è indagata e reclusa nel carcere di Pesaro) del convivente Fausto Baldoni? E ancora: nel caso dovesse affrontare un processo, riuscirebbe a stare a giudizio? Sono alcuni dei quesiti a cui dovrà rispondere il dottor Luciano Secchiaroli, nominato dal gip per scavare nella mente di colei che è l’unica indagata per la morte del 63enne Fausto Baldoni, ucciso presumibilmente con i colpi di una lampada in testa, lo scorso 3 giugno nella sua abitazione di via Castelli, a Fabriano.
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L’affidamento dell’incarico per la perizia psichiatrica si è tenuto ieri mattina al primo piano del tribunale di Ancona, nell’aula presieduta dal gip Sonia Piermartini.
Lo psichiatra dovrà anche valutare anche l’eventuale pericolosità sociale dell’indagata. La donna ha sempre negato di aver ucciso il convivente. «Mi sono difesa a mani nude da un tentativo di approccio sessuale, da me non gradito» la versione fornita al gip nel corso del primo interrogatorio.
Diversa la tesi della procura, rappresentata dal pm Ruggiero Dicuonzo: la 60enne, al culmine di un litigio, avrebbe colpito Baldoni alla testa con una lampada, lasciandolo poi agonizzante a casa. Il corpo dell’uomo è stato trovato privo di vita dai carabinieri e dal personale del 118 dopo l’allarme lanciato dalla sorella: quel 3 giugno non s’era presentato a un pranzo di famiglia. Il cadavere è stato scoperto attorno alle 20. La Galea è stata arrestata poco dopo.
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